La struttura del
discorso retorico
La prima e più importante opera
in cui viene descritta la struttura di un’orazione è la Retorica di
Aristotele, che influenzò tutti i retori delle epoche successive, fino al XIX
secolo. In epoca romana il sistema aristotelico fu ripreso da Cicerone e
Quintiliano, i quali lo svilupparono ulteriormente senza però modificarlo.
La preparazione dell'orazione
avviene in cinque fasi:
1. inventio,
(in greco èuresis,
ricerca) ricercare le idee per svolgere la tesi prefissata, rifacendosi a tòpoi
codificati;
2. dispositio,
(in greco taxis,
disposizione) organizzare argomenti ed ornamenti nel discorso;
3. elocutio,
(in greco lexis,
linguaggio) l'espressione stilistica delle idee, con la scelta di un lessico
appropriato e di artifici retorici (In questo punto divergono asiani e
atticisti);
4. memoria,
come memorizzare il discorso e ricordare le posizioni avversarie per
controbatterle;
5. actio:
declamazione del discorso modulando la voce e ricorrendo alla gestualità.
L'oratore doveva essere in grado
di:
* docere et probare,
ovvero informare e convincere;
* delectare,
catturare l'attenzione con un discorso vivace e non noioso;
* movere,
commuovere il pubblico per far sì che aderisca alla tesi dell'oratore.
La struttura del discorso
presenta uno schema, che può essere seguito rigorosamente nell'ordine proposto
o meno. L'orazione prevede quattro fasi:
* exordium,
esordio, tentativo di accattivarsi l'uditorio delectando e movendo con
ornamenti;
* narratio,
esposizione, esposizione dei fatti, per docere l'uditorio,
in ordine cronologico o con una introduzione ad effetto in medias res;
* argumentatio',
argomentazione, dimostrazione delle prove a sostegno della tesi (confirmatio)
e confutazione degli argomenti avversari (refutatio);
* peroratio,
epilogo, la conclusione del discorso, muovendo al massimo gli affetti
dell'uditorio e sviluppando pathos.
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