venerdì 24 aprile 2015

23 - L'ORGANIZZAZIONE E LA STRUTTURA DEI TESTI PROFESSIONALI

L’organizzazione e la struttura dei testi professionali

I testi professionali devono fornire informazioni e - eventualmente - argomenti in un ordine razionale: essi presentano, cioè, i dati secondo una logica riconoscibile e segmentandoli in maniera accurata: capoversi, paragrafi, capitoli, sezioni, volumi corrispondono ad altrettante unità di contenuto e di comunicazione, e non sono indotte nel continuum testuale arbitrariamente.
È indispensabile, a questo proposito, individuare una logica di presentazione efficace (spaziale, cronologica, causale…) e fare in modo che il testo venga suddiviso in porzioni corrispondenti al suo contenuto: vi saranno, dunque, capitoli, che a loro volta verranno articolati in paragrafi, che a loro volta saranno ripartiti in capoversi, identificati secondo la medesima logica comunicativo-contenutistica.

La titolazione
Un ruolo importante nella strutturazione di un documento ha la titolazione. Per quanto non esistano ricette che garantiscano il successo, è relativamente semplice identificare alcuni criteri di massima che facilitano la creazione di titoli quantomeno accettabili; essi sono (1) l'informatività; (2) la specificità; (3) la chiarezza.
Il titolo di un testo professionale deve essere informativo, nel senso che deve fornire al lettore indicazioni in merito al suo contenuto, e cioè all'argomento oggetto di trattazione; deve essere preciso, cioè sufficiente a fargli comprendere quale aspetto dell'argomento vi venga preso in considerazione ed a quale fine.

La preparazione dell'abstract
L'abstract (o riassunto di presentazione) è un complemento sempre più diffuso all'interno dei documenti professionali. Esso è in genere rappresentato da un testo di poche cartelle in cui si presentano, in estrema sintesi, la natura, gli obiettivi, i risultati e le prospettive di sviluppo della ricerca intrapresa; lo si premette ai testi di una certa estensione (dalle 15 pagine in su) in modo che i lettori cui essi sono destinati possano farsi un'idea del loro contenuto e decidano se leggerli ed, eventualmente, quali sezioni leggerne.
Si distinguono in genere abstract descrittivi (o strutturali) ed informativi (o sostanziali, o contenutistici: la nomenclatura usata è piuttosto variabile). I primi si limitano a presentare un quadro dell'argomento o degli argomenti affrontati nel testo; i secondi forniscono invece informazioni precise anche sul contenuto del testo, e sono per questo in genere più lunghi e complessi - ma anche più utili ed informativamente più ricchi.

Si tenga presente che l'abstract è un documento a se stante e che, in quanto tale, deve essere dotato di indipendenza e di compiutezza: non deve prevedere la lettura di alcuna parte del documento che riassume, neppure del glossario o delle tavole. Termini specialistici o utilizzati in accezioni particolari dovranno, quindi, essere spiegati contestualmente o - se possibile - evitati; ai dati di tabelle o grafi si potrà fare cenno solo cursoriamente e per quanto necessario alla comprensione del contenuto generale del testo: i dettagli esplicativi saranno invece riservati al documento vero e proprio. Se è strettamente necessario visualizzare tabelle o altri complementi grafici, li si dovrà ripetere.
La preparazione del sommario

In un testo professionale il sommario costituisce un valido supplemento all'abstract, perché raggruppa e presenta in formato di lista i titoli di tutti i capitoli ed i sottocapitoli del documento. In linea di massima si suggerisce di elencare - utilizzando caratteri che permettano di distinguere a prima vista la gerarchia dei componenti - tutti i titoli sino al terzo livello, omettendo, se sono presenti, sottopartizioni di livelli inferiori. Alcuni scriventi, tuttavia, preferiscono riportare tutti i titoli, anche a rischio di generare liste molto lunghe e complesse: è una scelta la cui opportunità deve essere valutata di volta in volta, in base a criteri di funzionalità

La scrittura della premessa
La Premessa costituisce un elemento del paratesto, e non del testo vero e proprio: ad essa, quindi - se presente - si dovrebbero affidare solo informazioni di contorno (per esempio, indicazioni sulle ragioni che hanno spinto ad intraprendere lo studio o chiarimenti in merito alla sua collocazione all'interno di progetti più ampi); le indicazioni più strettamente pertinenti al testo (quelle relative alle sue finalità, ai metodi, alla struttura…), invece, dovranno invece essere spostate nell'Introduzione, che ne costituisce invece la prima parte.

La stesura dell'Introduzione
Al contrario della Premessa, l'Introduzione pone il lettore entro il documento. In generale, l'introduzione di un documento professionale  risponde a quattro fini fondamentali:
indicare la natura del testo;
chiarire la sua funzione;
precisare quali siano le conoscenze presupposte ai fini della sua comprensione ed eventualmente - valutate le caratteristiche del proprio uditorio - fornire informazioni di supporto;
evidenziare quale sia la sua struttura.
In particolare, per quanto attiene al punto a., si dovrebbero chiarire, nell'Introduzione, quali siano l'estensione ed i limiti del documento: quali, cioè, gli argomenti trattati, quale l'ottica in cui essi sono presi in considerazione, quale la prospettiva adottata nella trattazione (si potranno anche indicare, naturalmente, quali siano gli argomenti che non si sono presi in considerazione, le variabili che non si sono tenute in conto, i quadri problematici che si sono ignorati).
Per quanto concerne il punto b., si dovrebbero precisare nel segmento introduttivo del documento non solo le finalità per cui il testo è stato realizzato, ma anche le ragioni che fanno di esso un contributo utile alla comunità degli intellettuali; se possibile - soprattutto in ambito tecnico - è buona norma mettere in evidenza anche potenziali vantaggi pratici che derivino dall'uso dei dati raccolti nello scritto o dall'implementazione dei suggerimenti che esso fornisce.
Quanto poi il punto c., sarebbe utile fornire, in una sezione dell'Introduzione, le notizie di fondo che appaiono funzionali a rendere più facile e completa, al proprio uditorio, la comprensione del testo: è ovvio che la quantità di informazioni deve essere tanto più ampia quanto più settoriale è il testo e quanto meno specialistico è il suo destinatario primario.
In merito, infine, al punto .d, ci si dovrebbe preoccupare di chiarire sempre, secondo modalità variabili, quali siano l'articolazione e la struttura del documento, costruendone una sorta di "mappa" che guidi il lettore nella sua interpretazione.

L'articolazione in sezioni
Dove si dovrebbero operare i tagli in un testo scientifico? Non è facile dare una risposta che non rischi di essere generica: un suggerimento sempre valido è quello di considerare il brano che si vorrebbe trasformare in una unità formale (sezione, capitolo, paragrafo, capoverso) verificando che esso coincida effettivamente con un'unità di informazione, chiaramente distinta da quelle che lo precedono e lo seguono, per quanto ad esse collegato.
Si verifichi anche che tale unità, se più ampia di un capoverso, possa essere titolata: il fatto di poter dare un titolo informativo ad una porzione di testo indica che essa si diffonde su un argomento preciso; il fatto contrario, invece, suggerisce, di norma, che il segmento testuale non è sufficientemente indipendente e che deve essere, per questo, accorpato a quello che lo precede o a quello che lo segue.
Nel caso di un capoverso, l'applicazione di un titolo può sembrare pretestuosa: può essere allora più utile tentare di identificarne la frase guida  o topic sentence, che dovrebbe esprimere il nucleo informativo del capoverso: se essa è presente ed è facilmente individuabile, quello che si sta analizzando è un paragrafo ben formato, altrimenti dovrà essere rivisto e completato.

La scrittura delle conclusioni
La conclusione di un testo tecnico-scientifico e professionale contiene, di norma, (a) la presentazione delle conclusioni cui ha condotto la propria indagine; (b) una loro analisi e(c), se ciò ha un senso, la proposta di un loro sviluppo applicativo o teoretico.

Le appendici documentarie ed iconografiche e gli allegati
L'allestimento di una o più appendici documentarie risponde, in generale a differenti esigenze: quella di offrire informazioni dettagliate, che non possono essere incluse nel corpo del testo perché troppo ampie o perché, comunque, tali da interrompere il flusso testuale; quella di fornire informazioni utili soprattutto all'uditorio secondario; quella di arricchire la propria documentazione con materiale interessante ma di interesse collaterale e, quindi, non collocabile entro il nucleo testuale principale.
A fini analoghi rispondono le appendici iconografiche; si aggiunga che, in alcuni casi, la scelta di collocare in appendice il materiale iconografico è reso necessario dalla gestione del documento: se, infatti, la collocazione di figure, diagrammi e grafici in prossimità del testo che vi fa riferimento è senz'altro la soluzione comunicativamente più efficace, quando l'apparato sia particolarmente esteso o quando le illustrazioni siano molto voluminose, essa non è praticabile. Non resta, dunque, in questi casi, che inserire le immagini indispensabili nel corpo del testo e rinviare al resto della documentazione in appendice.
Si ricordi che le appendici devono essere numerate in sequenza (Appendice 1, Appendice 2 ecc. oppure Appendice A, Appendice B ecc.) e portare un titolo esplicativo (Appendice1: testi e documenti su significato e referenza nella filosofia del linguaggio; Appendice 2: diagramma di flusso per l'allestimento di un sito Web, dalla progettazione alla messa in linea; Appendice A: testo del protocollo di intesa per la realizzazione del progetto Alfa-gammatronics).