Carlo Goldoni, L’AVVOCATO
VENEZIANO, Atto III, Scena II
Giudice: (Suona il campanello)
Dottore: (S'alza) Siamo, qui,
illustrissimo signore, per definire la causa Balanzoni e Aretusi. Vossignoria
illustrissima non ha voluto leggere la mia scrittura di allegazione, comandi
dunque: che cosa ho da fare?
Giudice: Non ho voluto leggere la vostra
scrittura d'allegazione in questa causa, perché io, secondo il nostro stile,
non ricevo informazioni private. Le vostre ragioni le avete a dire in
contradditorio.
Dottore: Le mie ragioni sono tutte
registrate in questa scrittura; se vossignoria illustrissima la vuol leggere...
Giudice: Non basta che io la legga; l'ha
da sentire il vostro avversario. Se volete, vi è qui il lettore che la leggerà.
Dottore: Se si contenta, la leggerò io.
Giudice: Fate quel che vi aggrada. (Il
Lettore va dall'altra parte e si pone a sedere indietro. Il Dottore siede, e
legge la scrittura d'allegazione. Alberto colla sua penna da lapis va facendo
le sue annotazioni. Rosaura con gli occhi bassi mai guarda Alberto, né egli mai Rosaura)
Dottore: (Legge)
RHODIGIENSIS
DONATIONIS
PRO DOMINA ROSAURA BALANZONI
CONTRA DOMINUM FLORINDUM ARETUSI
Illustrissimo Signore
Se è vero, come è verissimo in jure,
che unusquisque rei suae sit moderator et arbiter, onde ognuno delle sue
facoltà possa a suo talento disporre, vero sarà e incontrastabile che il fu
signor Anselmo Aretusi, padre del signor Florindo, avversario in causa, avrà
potuto beneficare colla sua donazione la povera ed infelice Rosaura Balanzoni,
che col mezzo della mia insufficienza chiede al tribunale di vossignoria
illustrissima della donazione medesima la plenaria confermazione, previa la
confermazione della sentenza a legge, giustamente a nostro favore pronunciata.
Nell'anno 1724, il fu signor Anselmo
Aretusi pregò il fu Pellegrino Balanzoni, padre di questa infelice, che a lui
la concedesse per figlia adottiva, giacché dopo dieci anni non aveva avuta
prole alcuna dal suo matrimonio. Pellegrino Balanzoni aveva tre figlie, e per
condiscendere alle istanze d'Anselmo, si privò di questa, per contentare
l'amico; onde eccola passata dalla podestà del padre legittimo e naturale a
quella del padre adottivo: Quia per adoptionem acquiritur patria potestas.
Per prezzo, o sia remunerazione, d'avergli il padre naturale ceduta la propria
figlia, e in tal maniera consolato il di lui dolore per la privazione di prole,
fece una donazione alla figlia adottiva di tutti i suoi beni liberi, ascendenti
alla somma di ventimila ducati, riserbandosi di testare mille ducati per la
validità della donazione. Se morto fosse il padre adottivo senza figliuoli del
suo matrimonio nati, non vi sarebbe chi contendesse alla donataria i beni
liberi del donatore, ma essendo nato due anni dopo il signor Florindo
avversario, egli impugna la donazione, la pretende nulla e di niun valore, e ne
domanda revocazione, o sia taglio. Ecco l'articolo legale: se si sostenga la
donazione a favore della donataria, non ostante la sopravvenienza del figlio
maschio del donatore. A prima vista pare che io abbia a temere la decisione
alla mia cliente contraria, fondandosi gli avversari sul testo: Per
supervenientiam liberorum revocatur donatio. Lege: Si unquam, Codice de
revocandis donationibus. Ma esaminando minutamente il contratto della
donazione, le circostanze e le conseguenze, spero di ottenere dalla sapienza
del giudice favorevole la sentenza.
Varie ragioni, tutte fortissime e
convincenti, m'inducono ad assicurarmi della vittoria.
Prima di tutto è osservabile che quando
seguì la donazione di cui si tratta, erano passati dodici anni di matrimonio
del donatore, senza aver mai avuti figliuoli, onde si potea persuader
ragionevolmente di non più conseguirne. Con questa fede il padre suo naturale
si è privato della sua tenera figlia, e senza la previa donazione non
gliel'avrebbe concessa.
Ma, più forte, per causa di questa
donazione il padre naturale ha collocate le altre due figlie decentemente, né
di questa ha fatto menzione. Ha loro distribuite le sue sostanze, ed affidatosi
che la terza fosse provveduta coi beni del donatore, è morto senza lasciare
alcun benché minimo provvedimento, onde, se Rosaura perde la causa, resta
miserabile affatto, destituta di ogni soccorso, senza dote, senza casa e senza
alimenti. All'incontro il signor Florindo avversario, se perde, come perderà
senz'altro, i ventimila ducati, gli resta la dote materna, consistente in
ducati cinquemila, gli restano i fideicommissi ascendentali che ammontano a più
di trentamila ducati, come si giustifica nel processo, che avrà vossignoria
illustrissima bastantemente osservato.
Tutte le ragioni dette finora, cavate
dalle viscere della causa e dalle verità de' fatti provati, potrebbero bastare
per indur l'animo del sapientissimo giudice a pronunciare il favorevole
decreto; ma siccome noi altri jurisconsulti erubescimus sine lege loqui,
e gridano le leggi: quidquid dicitur, probari debet, mi dispongo a
provare colle autorità quanto finora ho allegato. La donazione si sostiene,
perché: Donatio perfecta revocari non potest. Clarius in paragrapho donatio,
quaestione prima, numero tertio. Né osta l'obbietto: per supervenientiam
liberorum revocatur donatio. Perché ciò s'intende quando la donazione è
fatta all'estraneo, non quando è fatta al figliuolo. Lege: Si totas, Codice
de inofficiosis donationibus. Sed sic est, che la presente donazione è
stata fatta alla figlia adottiva; quae per adoptionem aequiparatur filio
legitimo et naturali, ergo la donazione non è revocabile.
Ma per ultimo mi sono riserbato il più
forte argomento per abbatter tutte le ragioni dell'avversario. La donazione di
cui si tratta, benché abbia aspetto di donazione inter vivos, ella però,
riguardo all'effetto di essa, verificabile tantum post mortem donatoris,
è più tosto una donazione causa mortis, ut habetur ex hoc titulo de
donationibus causa mortis. La donazione causa mortis habet vim
testamenti. Lege secunda in verbo legatum, Digestis, de dote praelegata.
Ergo se non si sostenesse come donazione, si sosterrebbe in vigore di
testamento. È vero che mens hominis est ambulatoria usque ad ultimam vitae
exitum: ma appunto per questo, perché morendo il donatore non ha revocata
la donazione, ha inteso che quella sia l'ultima sua volontà, la quale si deve
attendere ed osservare.
Concludo adunque che la donazione non è
revocabile, che la donataria merita tutta la compassione, e che unita questa
alla giustizia nell'animo di vossignoria illustrissima, mi fa, come diceva a
principio, esser sicuro della vittoria. (fa una reverenza al Giudice)
Alberto: (S'alza, dà alcune carte al
Lettore, che s'alza e s'accosta al tribunale)
(Rosaura alza gli
occhi, e vedendo Alberto in atto di parlare, fa un atto di disperazione e si
asciuga gli occhi col fazzoletto)
(Alberto la vede,
incontrandosi a caso cogli occhi nel di lei volto. Fa anch'egli un atto
d'ammirazione. Poi mostra di raccogliersi, e principia la disputa)
Alberto: Gran apparato de dottrine, gran
eleganza de termini ha messo in campo el mio reverito avversario; ma, se me
permetta de dir, gran disputa confusa, gran fiacchi argomenti, o per dir
meggio, sofismi. Responderò col mio veneto stil, segondo la pratica del nostro
foro, che val a dir col nostro nativo idioma, che equival nella forza dei
termini e dell'espression ai più colti e ai più puliti del mondo. Responderò
colla lezze alla man, colla lezze del nostro Statuto, che equival a tutto el
codice e a tutti i digesti de Giustinian, perché fondà sul jus de natura, dal
qual son derivade tutte le leggi del mondo. No lasserò de responder alle
dottrine dell'avversario, perché me sia ignoti quei testi o quei autori legali,
dai quali dottamente el le ha prese, perché anca nualtri, e prima de conseguir
la laurea dottoral, e dopo ancora, versemo sul jus comun, per esser anca de
quello intieramente informadi, e per sentir le varie opinion dei dottori sulle
massime della giurisprudenza. Ma lasserò da parte quel che sia testo imperial,
perché avemo el nostro veneto testo, abbondante, chiaro e istruttivo, e in
mancanza de quello, in qualche caso, tra i casi infiniti che son possibili al
mondo, dal Statuto o non previsti o non decisi, la rason natural xe la base
fondamental sulla qual riposa in quiete l'animo del sapientissimo giudice;
avemo i casi seguidi, i casi giudicadi, le leggi particolari dei magistrati,
l'equità, la ponderazion delle circostanze, tutte cosse che val infinitamente
più de tutte le dottrine dei autori legali. Queste per el più le serve per
intorbidar la materia, per stiracchiar la rason e per angustiar l'animo del
giudice, el qual, non avendo più arbitrio de giudicar, el se liga e el se
soggetta alle opinion dei dottori, che xe stadi omeni come lu, e che pol aver
deciso cussì per qualche privata passion. Perdoni el giudice se troppo
lungamente ho desertà dalla causa, credendo necessario giustificarme a fronte
d'un avversario seguace del jus comun, e giustissima cossa credendo dar qualche
risalto al nostro Veneto Foro, el qual xe respettà da tutto el resto del mondo,
avendo avudo più volte la preferenza d'ogni altro foro d'Europa, per decider
cause tra principi e tra sovrani.
Son qua, son alla causa e
incontro de fronte la disputa dell'avversario. Sta bella disputa, fatta da mio
compare Balanzoni con tutto el so comodo, senza scaldarse el sangue e senza
sfadigar la memoria, la stimo infinitamente; ma, per dir la verità, quel che
più stimo e considero in sta disputa, o sia allegazion dell'avversario, xe
l'artificio col qual l'ha cercà de confonder la causa, de oscurar el ponto,
acciò che no l'intenda né el giudice, né l'avvocato. Ma l'avvocato l'ha inteso,
e el giudice l'intenderà. (il Dottore si va scuotendo)
Coss'è, compare? Menè la
testa? M'impegno che in sta causa no ghe n'avè un fil de sutto. A mi. Coss'ela
sta gran causa? Qual elo sto gran ponto de rason? Xelo un ponto novo? Un ponto
che no sia mai stà deciso? El xe un ponto del qual a Venezia un prencipiante se
vergogneria de parlarghene in Accademia. La senta e la me giudica su sta
verità, dipendente da un'unica carta che el mio reverito sior Balanzoni non ha
avudo coraggio de lezer, e che mi a so tempo ghe lezerò. El sior Anselmo Aretusi,
padre del mio cliente, dies'anni l'è stà maridà senz'aver prole; el chiamava
desgrazia quel che tanti e tanti chiamarave fortuna, e el desiderava dei fioli
per aver dei travaggi. L'ha trovà un amigo che gh'aveva una desgrazia più
grande della soa, perché el gh'aveva tre fie, che ghe dava da sospirar. El ghe
n'ha domandà una per fia de anema, e lu ghe l'ha dada volentierissimo, e el ghe
l'averave dae tutte tre, se l'avesse podesto. Anselmo tol in casa sta piccola
bambina, dell'età de tre anni, el s'innamora in quei vezzi innocenti che xe
propri de quell'età, e do anni dopo el se determina a farghe una donazion
general de tutti i so beni. Ma la senta con che prudenza, con che cautela e con
che preambolo salutar l'omo savio e prudente ha fatto sta donazion; e qua la me
permetta che, prima de trattar el ponto, prima de considerar i obietti
dell'avversario, ghe leza quella carta che xe la base fondamental della causa,
quella donazion che ha omesso, forsi non sine quare, de lezer el mio
avversario, e che la mia ingenuità xe in impegno de farghe prima de tutto
considerar. Animo, sior lettor; chiaro, adasio e pulito: contratto de donazion
a carte 4.
Lettore: Addì 24 Novembre 1725, Rovigo.
(legge caricato nel naso)
Alberto: (Fa un atto d'ammirazione
sentendolo difettoso) Bravo, sior sgnanfo, tirè de longo.
Lettore: Considerando il nobile signor
Anselmo Aretusi che in dieci anni di matrimonio non ha avuto figliuoli...
Alberto: Considerando che in dieci anni di
matrimonio non ha avuto figliuoli. Via mo, da bravo.
Lettore: E temendo morire...
Alberto: E temendo morire...
Lettore: Senza sapere a chi lasciare le
sue facoltà...
Alberto: E temendo morire senza sapere a
chi lasciare le sue facoltà. Anemo, compare sgnanfo.
Lettore: Avendo preso per figlia
d'anima...
Alberto: Per figlia d'anima... La fia
d'anema vol portar via l'eredità a quello che xe fio del corpo? Bella da
galantomo. Avanti.
Lettore: La signora... (non
sa rilevare la parola che segue)
Alberto: Via, avanti.
Lettore: La signora...
Alberto: La signora... (lo
carica) Tireu avanti, o lezio mi?
Lettore: La signora... Rocaura
Balanzoni.
Alberto: Cossa diavolo diseu? O quei
vostri occhiali fa scuro, o vu no savè lezer, compare. Lassè veder a mi.
Compagneme coll'occhio, se digo ben. (prende esso i fogli) Avendo presa
per figlia d'anima la signora Rosaura Balanzoni, a quella ha fatto e fa
donazione di tutti i suoi beni, liberi presenti e futuri, mobili e stabili.
Tegnì saldo, basta cussì. (rende i fogli al Lettore)
El donator porlo spiegar
più chiaramente la so intenzion? Ghe rincresce non aver fioi, el dubita de
morir senza eredi, per questo el dona i so beni alla fia d'anema; ma se el
gh'aveva fioi, nol donava, ma se el gh'averà fioi, sarà revocada la donazion.
Mo! nol l'ha revocada. Se nol l'ha revocada lu, l'ha revocada la lezze. Cossa
dise la lezze? Che se el padre donando pregiudica alla ragion dei fioi, no
tegna la donazion. Sta donazion pregiudichela alla rason del fio del donator?
Una bagattella! la lo despoggia affatto de tutti i beni paterni. Mo! dise
l'avvocato avversario, el gh'ha la dote materna, el gh'ha i fideicommessi
ascendentali, el xe aliunde provvisto. Questi no xe beni paterni; questi
nol li riconosce dal padre, ma dalla madre e dai antenati. I beni paterni xe i
beni liberi, nei quali i fioli i gh'ha el gius della legittima, e el padre
senza giusta causa no li pol eseredar. Ma come sto bon padre voleva eseredar un
so fio, se el se rammaricava non avendo fioi e se el desiderava un erede? A
fronte de una legge cussì chiara, cussì giusta, cussì onesta, cussì natural, no
so cossa che se possa dir in contrario. Eppur xe stà dito. El dotto avvocato
avversario ha dito. Ma cossa alo dito? Tutte cosse fora del ponto. El vede
persa la nave, el se butta in mar, el se tacca ora a un albero, ora al timon,
ma un per de onde lo rebalta, lo butta a fondi. Esaminemo brevemente i obietti
e risolvemoli, no per la necessità della causa ma per el debito dell'avvocato.
Prima de tutto el dise: la donazion se sostien, perché no la xe revocabile.
Questo è l'istesso che dir: mi son qua, perché no son là. Ma perché songio qua?
Perché non ela revocabile? Sentimo ste belle rason. Compatime, compare
Balanzoni, ma sta volta l'amor del sangue v'ha fatto orbar. La xe vostra nezza,
ve compatisso. El dise: quando el donator ha fatto sta donazion, giera
dodes'anni ch'el giera maridà, fin allora no l'aveva abù fioi, onde el se
podeva persuader de non averghene più. Vardè se questa xe una rason da dir a un
giudice de sta sorte. Quanti anni gh'aveva la siora Ortensia Aretusi, quando
Anselmo so mario ha fatto sta donazion? Vardè, sior lettor caro, a carte otto,
tergo.
Lettore: (Guarda a carte otto, e legge)
Fede della morte della signora Ortensia Aretusi...
Alberto: No, no, otto tergo.
Lettore: Fede della morte...
Alberto: Tergo, tergo.
Lettore: (Lo guarda, e ride con
modestia)
Alberto: Ah! no savè cossa che vuol dir
tergo? E sì a muso lo doveressi saver. Vardè da drio, alle carte otto. (Oh che
bravo lettor!) (da sé)
Lettore: Fede come nell'anno 1725...
Alberto: Che xe l'anno della donazion.
Lettore: La signora Ortensia, moglie
del signor Anselmo Aretusi, aveva...
Alberto: Aveva...
Lettore: Anni...
Alberto: Anni...
Lettore: Trentadue...
Alberto: Trentadue...
Lettore: Ed era in quel tempo...
Alberto:
Basta cussì, che
me fe vegnir mal. La gh'aveva 32 anni, e so mario desperava de aver più fioi?
No l'aveva miga serrà bottega, per dir che no ghe giera più capital. Oh! che
caro sior dottor Balanzoni! Sentì più bella: con sta fede, el padre della
signora avversaria ha concesso so fia all'Aretusi, altrimenti nol ghe l'averave
dada. Perché no s'alo fatto far una piezaria dalla siora Ortensia de far
divorzio da so mario? Ma bisogna che sta piezaria o ella, o qualchedun altro,
ghe l'abbia fatta, perché su sta fede l'ha collocà le altre do fie, a quelle el
gh'ha dà tutto, e questa nol l'ha considerada per gnente. L'è morto senza
gnente, e ella no la gh'ha gnente. Da sto fatto l'avversario desume una rason,
che s'abbia da laudar la donazion, perché una povera putta no abbia da restar
affatto despoggia. Xe ben che la sia vestida, ma se per vestirla ella s'ha da
spoggiar un altro, più tosto che la resta nua, che la troverà qualchedun che la
vestirà. La resta senza casa e senza alimenti? Mo no gh'ala el sior zio, che xe
fradello del padre, e che xe obbligà in caso de bisogno a soccorrer i so
nevodi? Dopo che l'avvocato avversario ha dito ste belle cosse, el s'ha impegnà
de provarle tutte, perché i giurisconsulti della so sorte se vergogna parlar
senza i testi alla man. Ma el s'ha ridotto a provarghene una sola, e saria stà
meggio per lu che nol l'avesse provada, perché, la so prova, prova contra de lu
medesimo. El dise: non osta l'obietto della sopravenienza dei fioi, perché
questa opera quando la donazion xe fatta all'estraneo, no quando l'è fatta a
qualch'altro fiol. La fia adottiva se paragona al fiol legittimo e natural, ergo
la donazion no xe revocabile. Falso argomento, falsissima conseguenza. El fio
adottivo se considera come legittimo e natural, quando manca el legittimo e natural.
Co i xe in confronto, el fio per elezion cede al fio per natura, ma de più, se
se trattasse de do fioi legittimi e naturali, e el padre avesse donà a uno per
privar l'altro, no tegnirave la donazion. Più ancora, se el padre avesse donà a
un unico fio legittimo e natural, e dopo ghe nascesse uno o più fioi, sarave
revocada la donazion; donca molto più la va revocada nel caso nostro, nel qual
se tratta de escluder un fio a fronte d'una straniera. Ecco i gran obietti,
ecco le terribili prove. Tutte cosse che no val niente, cosse indegne della
gravità del giudice che ne ascolta; e mi, che son l'infimo de tutti i avvocati,
arrossisso squasi a parlarghene lungamente: che però vegno all'ultimo obietto,
salvà per ultimo dall'avversario, perché credudo el più forte, ma che, in
quanto a mi, lo metto a mazzo coi altri. El dise: fermeve, che se la donazion
me scantina, come donazion, ve farò un barattin, e de donazion ve la farò
deventar testamento. E qua el me fa la distinzion legal della donazion, inter
vivos e causa mortis; e perché la donataria no podeva conseguir
l'effetto della donazion, se non dopo la morte del donator, el dise: la xe una
donazion causa mortis; la donazion causa mortis habet vim
testamenti, onde non avendo fatto el donator altro testamento, questa se
deve considerar per el so testamento. Fin adesso el mio riverito avversario;
adesso mo a mi, e per vegnir alle curte, con un dilemma ve sbrigo. Voleu che la
sia donazion, o voleu che el sia testamento? Se l'è donazion l'è invalida, se
l'è testamento nol tien. Forti a sto argomento, dai filosofi chiamà cornuto,
e vardevene ben, che el ve investe da tutte le bande. Se l'è donazion, l'è
invalida, perché per la sopravenienza dei fioi se revoca la donazion. Se l'è
testamento, nol tien, perché quel testamento che no considera i fioi, che li
priva dell'eredità e della legittima, i xe testamenti ipso jure nulli; e
i xe nulli per le nostre venete leggi, e i xe nulli per tutte le leggi del jus
comun. Onde donazion invalida, testamento no tien, questa xe una tenacca, da
dove no se se cava, senza perder el matador. Ma el matador l'avè perso, e mi la
causa l'ho vadagnada, perché so con chi parlo; l'ho vadagnada, perché so de che
parlo. Parlo con un giudice che intende e che sa; parlo d'una materia più
chiara della luse del sol. Da un'unica carta dipende la disputa, la
controversia, el giudizio. Sta carta xe invalida, la va taggiada, el giudice la
taggierà: perché la donazion no sussiste, né come donazion, né come testamento;
perché un fiol legittimo e natural non ha da esser privà dell'eredità paterna a
fronte de una straniera; perché in sto caso, dove se tratta della verità e
della giustizia, non ha d'aver logo la compassion; perché se l'avversaria
resterà miserabile, sarà colpa del padre de natura, no del padre d'amor, dal
qual senza debito e con danno del fiol che defendo, l'è stada mantenuda e
custodida per tanti anni; e in ancuo, quel che ha fatto Anselmo Aretusi per
carità, lo pol far, e lo farà, l'avvocato Balanzoni per obbligo e per dover; e
sarà effetto della giustizia taggiar la donazion, previa la revocazion della
tal qual sentenza a legge avversaria, in tutto e per tutto a tenor della nostra
domanda, compatindo l'insufficienza dell'avvocato che malamente ha parlà.