giovedì 13 novembre 2014

02 - COMUNICAZIONE E TESTO

LA COMUNICAZIONE

Le parole, i gesti, le espressioni del viso, ma anche un semaforo, una sirena, un quadro, una stretta di mano, un cartello stradale rappresentano modi diversi di comunicare, cioè di mettere in comune, scambiare informazioni e messaggi. La comunicazione avviene per mezzo di segni che ciascuno di noi percepisce con i cinque sensi. Un insieme di segni usati per comunicare costituisce un linguaggio. Esistono diversi tipi di linguaggio che possiamo distinguere fondamentalmente in verbali e non verbali.
I linguaggi non verbali trasmettono messaggi attraverso suoni gesti, colori, immagini, luci, espressioni del volto, etc.
I linguaggi verbali (dal latino verbum = parola) trasmettono messaggi utilizzando segni linguistici, cioè le parole (che possono essere formate da morfemi[1] liberi e indipendenti o da più morfemi legati, che, cioè, per formare una parola, devono legarsi tra di loro).

CHE COSA E’ UN TESTO

L’etimologia della parola testo richiama la sua origine latina: textum è infatti ciò che viene tessuto; qualsiasi tessuto è costituito da un ordito (una sorte di base di filamenti stesi secondo un preciso ordine predefinito) e da una trama (l’insieme dei filamenti di diversa dimensione e di diverso colore che, intrecciandosi con quelli che costituiscono l’ordito, danno luogo al disegno che l’artefice vuole realizzare).
Nella comunicazione (l’attività che ha per scopo il mettere in comune fra due o più interlocutori un messaggio) possono esistere diversi tipi e diverse forme di testo.
Ci sono, infatti, testi orali, testi scritti, testi musicali, testi gestuali e testi iconici (nei quali, cioè, l’elemento fondamentale è la figura, sia essa colorata o no, fissa o in movimento; fanno parte di questi: i quadri, gli affreschi, le statue, le opere dell’architettura e dell’urbanistica, il cinema, la fotografia, etc.)
Tra le tipologie più comuni di testo, quelle più frequenti sono le esposizioni scritta e orale.
Si è detto che il testo è elemento essenziale della comunicazione: questa, però, può avvenire solo ed esclusivamente se gli interlocutori coinvolti usano e si accordano su un medesimo codice, cioè se esiste uno strumento comune e condiviso per passarsi reciprocamente dati, informazioni, pensieri, idee, emozioni, sentimenti, opinioni, etc.
E’ ovvio che, perché questa condivisione sia efficace, è necessario che siano stabilite in forma chiara e inequivocabile le “regole” che permettono che l’intreccio tra ordito e trama risulti comprensibile a tutti coloro che di quel tessuto usano.
Tutti noi usiamo la lingua in modo diverso, in relazione alle circostanze e agli scopi: raccontare, descrivere, informare, comandare, persuadere, invitare, argomentare, etc. La lingua, pertanto, svolge diverse funzioni che si possono così sintetizzare:

-         funzione emotiva (o espressiva): l’emittente esprime il suo stato d’animo. Es.: Andrea a Claudia: “Finalmente ti vedo! Dov’eri finita?”
-         funzione conativa (o persuasiva): l’emittente invia un messaggio al destinatario per convincerlo a fare qualcosa. Es.: L’insegnante agli alunni: “Forza ragazzi! Mettetevi al lavoro!”
-         funzione poetica: chi parla o scrive è attento in modo particolare alla forma del messaggio, cura la scelta delle parole, i suoni, il ritmo per suscitare emozioni, evocare immagini in chi legge. Es.: Balaustrata di brezza / per appoggiare stasera / la mia malinconia. (G. Ungaretti)
-         funzione referenziale (o informativa): l’emittente vuole informare, riferire fatti o circostanze. Es.: L’ufficio è chiuso per sciopero del personale.
-         funzione fatica (o di contatto): l’emittente vuole tenere sotto controllo il canale della comunicazione. Es.: Pronto, pronto, sei ancora in linea?
-         Funzione metalinguistica: la lingua è usata per spiegarne le caratteristiche, come avviene nei testi di grammatica o nei vocabolari. Es.: il = articolo determinativo, maschile singolare.



TIPOLOGIE DI TESTI VERBALI (scritti e orali)

Si definiscono testi verbali tutti quei testi che fanno uso del verbum, cioè della parola, sia in forma scritta che in forma orale (dal latino os, oris = bocca).
Diamo importanza particolare ai testi verbali perché essi, oltre ad avere le caratteristiche (condivise con gli altri tipi di testo) di facile memorizzazione, uso frequente, semplice comprensibilità, utilizzo comune, rapidità di comunicazione, sono dotati anche di una maggiore efficacia per quel che riguarda la chiarezza e precisione.
A questo proposito non è male ricordare quanto George Bernard Shaw, famoso e fondamentale autore irlandese vissuto a cavallo tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo, fa dire al suo Shakespeare ne’ La dama bruna dei sonetti:
“Non vi hanno detto che in principio era la parola, che la parola era presso Dio, anzi, che la parola era Dio?”

Il linguaggio verbale è certamente uno degli strumenti più efficaci per comunicare e, data l’importanza che riveste nella quotidianità, è indispensabile padroneggiarlo con sicurezza, sia quando parliamo sia quando scriviamo.
Quando parliamo adottiamo un linguaggio più “libero”, meno vincolato alle regole grammaticali e sintattiche, cioè un registro colloquiale: non per questo il nostro messaggio deve risultare meno chiaro e coerente. Anche nella comunicazione orale dobbiamo tener presenti alcuni elementi:

-         lo scopo: informare, raccontare, persuadere
-         l’interlocutore: la persona cui ci rivolgiamo
-         il contesto: la situazione in cui avviene la nostra comunicazione.

Siano essi scritti oppure orali, i testi verbali possono essere suddivisi in diverse tipologie o categorie, in relazione alla loro struttura e/o alla loro funzione.
In relazione alla struttura i testi verbali si possono suddividere, in modo assai generico, in testi
-         di poesia
-         in prosa.
I primi, quelli in poesia, sono evidentemente riconoscibili dalla presenza di alcuni elementi caratteristici:
-         versi (cioè righe che generalmente non occupano l’intero foglio nella sua larghezza)
-         strofe (non necessariamente presenti): raggruppamenti di versi: ad esempio quattro versi rappresentano una quartina, tre una terzina, due un distico, etc.
-         rima (non sempre presente): la fine di un verso può avere lo stesso suono della fine di un altro; si possono avere disposizioni diverse nelle rime: ad esempio la rima “AA” indica che identica sonorità hanno le conclusioni di due versi, uno immediatamente successivo all’altro; la rima “ABAB” indica che l’identità sonora sia tra versi non successivi ma intervallati; etc.
-         si hanno ancora: chiasmi, anafore, enjambement, etc.
Fondamentale è, comunque, nella poesia, la presenza di musicalità, che è data da un ben definito ritmo e dalla scelta, dall’uso, dalla presenza di parole precisamente individuate per questo scopo.

I TESTI VERBALI IN PROSA


Si distinguono da quelli poetici in primo luogo a livello visivo (quelli scritti) poiché essi occupano l’intero spazio di un foglio di carta. Altri elementi che li caratterizzano sono :
-         la discorsività
-         la presenza di frasi e periodi che non necessariamente abbiano i ritmi e/o le lunghezze identici tra loro
-         l’assenza, tranne in rari casi precisi e funzionali all’idea e alle intenzioni dell’autore, di rime, assonanze, consonanze
E’ invece caratteristica comune con la poesia la presenza di ritmo, cioè di una modalità di scansione del periodo tale da determinare in chi legge (o ascolta) modi diversi di lettura, di approccio e comprensione del testo.


I testi verbali, come già detto, oltre che in base alla loro struttura si caratterizzano e differenziano anche in base alla loro funzione e/o scopo:
-         informare
-         descrivere
-         dare regole
-         sostenere idee
-         commentare
-         argomentare
-         convincere
-         raccontare, etc.


TIPOLOGIE DI TESTO

Tipo di testo
scopo
esempi
Testo descrittivo
(soggettivo e oggettivo)
Descrivere in modo oggettivo o soggettivo persone, oggetti, luoghi
Testi a carattere tecnico-scientifico

Testo informativo–espositivo
Fornire informazioni su un argomento
Manuali scolastici, relazioni, verbali, dizionari, enciclopedie, avvisi, riassunti. Cronache giornalistiche
Testo narrativo
Fornire un racconto relativo a fatti o persone
Racconti, romanzi, biografie, interviste
Testo espressivo–emotivo
Esprimere sentimenti, sensazioni
Diari, lettere personali, confessioni
Testo argomentativo
Presentare un argomento, una tesi e sostenerli con prove
Articoli di fondo, arringhe degli avvocati, tesi di laurea, discorsi politici
Testo interpretativo-critico
Esprimere il giudizio, l’interpretazione in merito a un argomento, guidare alla comprensione di esso
Recensioni, commenti, saggi critici, pareri giurisprudenziali
Testo regolativo
Fornire istruzioni, indicare comportamenti, obblighi, divieti, norme da rispettare
Leggi, codici, regolamenti, manuali di istruzioni
Testo persuasivo
Convincere il destinatario del messaggio a fare qualcosa
Testi pubblicitari, volantini, inviti, testi propagandistici


Regole fondamentali nella formulazione di un testo verbale scritto:

-         correttezza (ortografica, lessicale, morfologica, sintattica)
-         completezza: l’argomento deve essere trattato in modo esauriente
-         ordine: il testo deve seguire un “filo logico”
-         coerenza: le informazioni non devono essere contraddittorie e vanno evitati i “salti” da un argomento ad un altro.

Ai fini della chiarezza e della coerenza, occorre dare un ordine logico all’esposizione:

-         collegare tra loro i periodi, evitando di saltare bruscamente da un’informazione all’altra
-         riunire le informazioni utili
-         procedere per gradi, partendo, ad esempio, dal generale per scendere al particolare.

Le tipologie testuali sopra esposte rispondono ad una categorizzazione di tipo aristotelico estremamente comoda e funzionale, ma forse troppo rigida.
Molto spesso i testi utilizzati in particolare nelle professioni legali sfuggono a tale classificazione e sono, invece, il risultato della somma, o meglio, della fusione osmotica e simbiotica di due o più tipologie.

Qualche esempio:
-         un rogito notarile  unisce il testo espositivo, nella forma del verbale, e quello descrittivo oggettivo
-         una citazione in giudizio unisce il testo espositivo, nella forma della ricerca o della relazione, e quello regolativo prescrittivo
-         una sentenza unisce il testo espositivo, nella forma delle ricerca o della relazione, a quelli argomentativo, interpretativo e regolativo
-         una arringa unisce il testo espositivo a quelli narrativo,  argomentativo - persuasivo
-         etc.


Talora, per arrivare alla precisione si rende necessario essere anche prolissi; il dono della sintesi è assai raro e va comunque coltivato con assiduità esercitandola anche in ciò che si ritiene banale.





[1] Morfema: la minima unità grammaticale isolabile di significato proprio. È composto di fonemi ed è portatore di un significato proprio e preciso, anche se non autonomo rispetto agli altri morfemi.