giovedì 27 novembre 2014

07 - Cinque tipi di testo

Tipi di testo: una classificazione funzionale



Accertata la necessità che chi vuole produrre un testo funzionale calibri le scelte linguistiche e testuali in rapporto al contesto in cui si trova ad operare e ai fini comunicativi che vuole raggiungere, bisogna confrontarsi con le tipologie specifiche dei testi scritti, ognuna dotata di caratteri specifici, che dovranno essere tenuti presenti fin dalla fase di progettazione dei nostri elaborati.
Qui viene presentato un primo modello di classificazione per i testi, elaborato da Werlich, che si basa su un criterio di tipo funzionale. Particolare rilievo viene dato alla descrizione delle caratteristiche dei testi espositivi (informativi/argomentati).

Il modello di classificazione dei testi elaborato da Werlich si basa su di un criterio "funzionalistico-cognitivo", in quanto si propone di individuare una tipologia testuale che tiene conto di tre parametri extralinguistici fondamentali: scopo dell’emittente, tipo di destinatario e circostanze dello scambio comunicativo. Tali parametri influenzano direttamente le caratteristiche linguistiche dei testi nelle scelte di lessico, nelle strutture sintattiche, nell’uso dei tempi verbali ecc.
I tipi testuali così individuati sono testo narrativo (con la funzione di raccontare una storia, un evento), descrittivo (esporre le caratteristiche di un luogo, una persona, un oggetto), argomentativo (sostenere una testi proponendo argomentazioni logiche e confutando le opinioni contrarie), informativo (fornire notizie di rilievo su persone o fatti), regolativo (imporre il rispetto di norme, regole, divieti). Tuttavia, nella realtà dell’uso, i testi si presentano per lo più in forme miste, che molto raramente corrispondono con esattezza ad una delle cinque categorie.
Di particolare interesse è la tipologia ibrida dei testi espositivi (informativi/argomentativi), che rispondono alla funzione di comunicare informazioni, sostenendo eventualmente la validità di un particolare assunto. Tali testi si caratterizzano per completezza, concisione e immediatezza informativa, che si conseguono grazie ad una forte unità linguistica e testuale. Dal punto di vista strutturale, inoltre, i testi espositivi presentano una sostanziale aderenza ad un modello compositivo relativamente vincolante, costruito intorno a tre elementi fondamentali: l'introduzione, il corpo del testo e la conclusione.

I tipi di testo


Fa parte della competenza testuale - oltre alla capacità del destinatario di un testo di riconoscerne l'unità profonda a partire dagli indizi di tipo linguistico che esso mette a disposizione e dalle proprie conoscenze - anche quella di assegnarlo ad un tipo, ad un genere, ad una classe: di comprendere, per esempio, dopo poche battute, se si sta leggendo o ascoltando una barzelletta, le previsioni del tempo, un messaggio pubblicitario o le istruzioni per l'uso di un elettrodomestico.

Ma esistono classificazioni più rigorose di quelle - spesso impressionistiche e disorganiche - cui noi, in quanto utenti di testi che hanno fatto esperienza di forme espressive diverse, ci affidiamo.
Se ne riconoscono almeno due, quella di Werlich, che potremmo definire funzionalistica; e quella di Sabatini, che definiremo pragmatica.

Una tipologia "funzionalistico-cognitiva

Nella tipologia di Werlich la classificazione dei testi deve essere condotta sulla base di tre variabili fondamentali: lo scopo che l'emittente si prefigge, il destinatario a cui intende rivolgersi, le circostanze in cui avviene lo scambio comunicativo. Questi parametri extralinguistici influenzano direttamente le caratteristiche linguistiche del testo (scelte lessicali, caratteristiche della sintassi, uso di particolari tempi verbali ecc.). Nella tabella che segue sono illustrati sinotticamente i principali tipi testuali che saranno esaminati nel dettaglio nei prossimi paragrafi. Per semplice comodità espositiva considereremo, nella nostra analisi, solo tipi testuali "puri" (quello narrativo, quello descrittivo ecc.), avvertendo però che - nella realtà dei testi effettivamente prodotti ed usati - le tipologie possono essere compresenti e integrarsi reciprocamente.

Va precisato che, in realtà, un testo può spesso svolgere più funzioni allo stesso tempo. Un saggio scientifico, per esempio, può essere sia informativo sia argomentativo (quando l'autore espone una sua personale ipotesi interpretativa). I tipi testuali "puri" sono un'astrazione ed i testi reali sono praticamente tutti "misti" in quanto integrano sequenze di carattere diverso. Un articolo di cronaca, ad esempio, oltre a quelle informative, può contenere sequenze narrative ed argomentative. Un racconto, d'altra parte, oltre alle istituzionali sequenze narrative, contiene spesso spezzoni descrittivi ed anche informativi.

TIPI DI TESTO
FUNZIONE
ESEMPI
NARRATIVO
raccontare un fatto, una storia
racconti, romanzi, novelle, articoli di cronaca, corrispondenze di inviati speciali, relazioni di viaggio, biografie ecc.
DESCRITTIVO
delineare le caratteristiche di una persona, di un paesaggio, di un oggetto
parti descrittive di opere letterarie, di resoconti di viaggio, di guide ambiente turistiche ecc.
ARGOMENTATIVO
sostenere una tesi attraverso un ragionamento logico proponendo argomenti a favore e confutando le opinioni contrarie
arringhe di avvocati, alcuni saggi scientifici, discorsi politici, articoli di fondo, slogan pubblicitari, colloqui tra venditore e compratore ecc.
INFORMATIVO
fornire notizie utili su personaggi, argomenti o fatti
orari dei treni, avvisi (scritti e orali), saggi divulgativi ecc.
REGOLATIVO
indicare particolari norme da rispettare; imporre obblighi e divieti
leggi, regolamenti, statuti, istruzioni per l'uso ecc.


Il testo narrativo


Come si mostra nella tabella, il testo narrativo racconta un fatto che si svolge nel tempo e ha per protagonisti una o più persone. Esempi di testi narrativi letterari sono i romanzi, i racconti, le fiabe, le novelle. Esempi di testi narrativi non letterari sono le cronache giornalistiche, le corrispondenze degli inviati speciali, le cronache storiche le biografie e le autobiografie, le relazioni di viaggio. Non bisogna però pensare alla narrazione come a un'attività di esclusivo appannaggio degli scrittori di professione (romanzieri, storici, giornalisti): il racconto orale è infatti una delle attività più antiche dell'uomo e più comuni nella comunicazione quotidiana.

Gli scopi e la lingua dei testi narrativi

Gli scopi che possono spingere uno scrivente o un parlante a narrare un evento sono molteplici: intrattenere il proprio uditorio, informare qualcuno, giustificare il suo comportamento ecc. Nei testi narrativi il fattore strutturale fondamentale è quello cronologico: essi, infatti, relazionano, in genere su serie di fatti collocati in successione e sono, per questo, caratterizzati dalla presenza di frequenti indicatori temporali (per primo, non appena, poi, dopo) che hanno la funzione di precisare la successione in cui si sono svolti i fatti, la loro durata e la presenza di salti temporali nella narrazione. Non è detto, infatti, che la narrazione rispecchi sempre l'effettiva successione degli eventi: per porre in risalto aspetti diversi della vicenda, vivacizzare il racconto, stimolare e sfidare le attese del lettore-ascoltatore, l'autore del testo narrativo può optare per quello che si potrebbe chiamare ordo artificialis o ordine indiretto.

Il procedimento con cui si interrompe la narrazione per raccontare fatti avvenuti in precedenza si chiama analessi (dal greco anà 'di nuovo' e lépsis 'il prendere') o, con un termine preso in prestito dal linguaggio cinematografico, flashback (cioè 'immagine all'indietro, retrospezione'). Più raro appare il procedimento inverso, denominato prolessi (dal greco pró 'prima' e lépsis 'il prendere'), che consiste nell'anticipazione di un avvenimento. Il ricorso a procedimenti di inversione dell'ordine naturale connota in genere testi narrativi elaborati, come quelli letterari.
I tempi verbali più usati per la narrazione sono quelli del passato. Essi svolgono differenti funzioni narrative, che dipendono dalle loro caratteristiche aspettuali: i tempi perfettivi (passato remoto e passato prossimo), che indicano un'azione puntuale e conclusa, servono per rappresentare le azioni (dormì, bevve, è stato), i tempi imperfettivi (imperfetto e trapassato prossimo), che esprimono una durata, sono usati per descrivere l'antefatto (Era appena piovuto, quando…) e le descrizioni (Fumava pochissimo, ma le poche sigarette che consumava venivano aspirate con voluttà…), cioè i particolari di contorno all'azione.


Gli strumenti della coesione nei testi narrativi

Soffermiamoci ora dettagliatamente sugli strumenti di coesione testuale. I procedimenti che assicurano al testo la coesione sono:
  1. la ripetizione degli stessi nomi propri;
  2. la sostituzione dei nomi propri mediante pronomi;
  3. la sostituzione dei nomi propri mediante nomi generali che qualificano e classificano i primi;
  4. la sostituzione mediante epiteti o espressioni pseudo-antonomastiche.
La sostituzione del tipo 2 serve ad evitare la ripetizione fastidiosa dei nomi propri. A differenza del tipo 2, le sostituzioni dei tipi 3 e 4 forniscono informazioni nuove, sono cioè in funzione della progressione tematica (topic/comment) e dell'avanzamento del racconto. I pronomi hanno una funzione fondamentale nel determinare l'unità del testo; occorre ricordare che, quando essi puntano verso un elemento di cui si è già detto/scritto nel testo (quando, cioè, operano un riferimento all'indietro, a quanto precede), hanno funzione anaforica (tale è la funzione di lo in un enunciato quale: Vuoi il giornale? No, grazie, lo ho già letto); quando invece rinviano a quanto viene dopo (puntano in avanti) hanno funzione cataforica.

Come appare da quanto abbiamo visto finora, il collegamento tra le varie frasi che compongono il breve testo avviene innanzi tutto per l'unità del tema trattato, che si sviluppa senza fratture o "salti logici", cioè in modo conseguente e razionale. II collegamento tra le varie frasi avviene secondo una prospettiva e un'organizzazione gerarchica determinata. Il dire prima o il dire dopo una circostanza non è una scelta innocente, ma corrisponde a un progetto ben definito nella mente di chi scrive ed è precisamente una caratteristica dello scrivente professionale quello di operare affinché il suo testo si presenti come particolarmente unitario. Una ripetizione omessa o una sostituzione mal fatta, d'altra parte, possono rendere difficile o addirittura impossibile la comprensione del testo.


Il testo descrittivo


Gli scopi e la lingua dei testi descrittivi

I testi descrittivi hanno lo scopo di rappresentare un oggetto, un ambiente, una persona. Una prima caratteristica da mettere in rilievo è la scarsa autonomia del testo descrittivo. Sezioni descrittive sono presenti in quasi tutti gli altri tipi di testo: una descrizione può avere la funzione di informare (si pensi alla descrizione di una piazza presente in una guida turistica), di persuadere (come in tante descrizioni pubblicitarie, concentrate soltanto sugli aspetti positivi del prodotto), di evocare ricordi o emozioni (come nelle descrizioni poetico-letterarie), ma è difficile trovare un testo interamente descrittivo che non abbia il valore di semplice esercitazione accademica.

A differenza dei testi narrativi, i testi descrittivi si fondano essenzialmente sulla dimensione spaziale. Ciò determina l'uso ricorrente (in particolare nelle descrizioni di ambienti e paesaggi) di indicatori spaziali (evidenziati nel testo), cioè di preposizioni, avverbi e locuzioni avverbiali di luogo utili per collocare adeguatamente gli oggetti nello spazio. Di norma il testo descrittivo presenta una sintassi semplice, articolata in frasi brevi. In alcune descrizioni, specialmente di tipo scientifico, l'esigenza di brevità può dar luogo a una sintassi di tipo telegrafico, con frequente ricorso allo stile nominale.

I tempi verbali usati sono il presente e l'imperfetto. Entrambi esprimono azioni durative e non puntuali e si prestano dunque a rappresentare scene statiche. Talvolta, in particolare nelle descrizioni scientifiche, si usa il presente con valore "atemporale", per indicare uno stato di cose universalmente valido. Il lessico di un testo descrittivo deve essere ricco e vario ma allo stesso tempo preciso, affinché le parole si trasformino nella mente del lettore in immagini il più possibile vicine alla realtà dell'oggetto descritto. Nelle descrizioni di tipo tecnico-scientifico è frequente il ricorso a termini settoriali.

Come una narrazione può avvenire in ordine diverso da quello naturale in cui si sono svolti gli eventi cui essa si riferisce, così una descrizione può presentare elementi informativi in ordine variabile, non necessariamente quello più ovvio. Per esempio, la descrizione di un panorama romano si può procedere dall'elemento più vicino a quello più lontano, o viceversa; o si può optare per una prospettiva mobile, circolare: da vicino a destra, a lontano, a vicino a sinistra. La scelta della prospettiva migliore spetta all'estensore del testo: nella descrizione di una macchina fotocopiatrice per l'utente finale, per esempio, la scelta più giusta è quella che ne illustra le parti dall'esterno all'interno, sino a dove l'utente può arrivare; se la descrizione è fatta per un tecnico, invece, sarà più saggio seguire l'ordine di smontaggio, se si tratta di un riparatore o di montaggio se si tratta di un assemblatore.

Un'altra caratteristica ricorrente nelle descrizioni è l'uso di similitudini, con cui talora l'emittente cerca di descrivere qualcosa di poco familiare al destinatario attraverso paragoni con oggetti e situazioni a lui più familiari: esse sono normali nei testi letterari; possono essere utili in quelli informativi di tipo divulgativo, ma vanno escluse da quello scientifici, che abbisognano di un'espressione rigorosa e rigorosamente denotativa.

Il livello di soggettività di una descrizione è assai variabile. Normalmente le descrizioni presenti in testi pragmatici sono più impersonali, mentre gli inserti descrittivi di opere letterarie presuppongono un forte livello di coinvolgimento emotivo dell'autore e tendono a presentarci un oggetto, non così com'è, ma come l'autore lo "sente" o lo ricorda. Occorre sottolineare però che è impossibile realizzare una descrizione assolutamente oggettiva: la scelta dei tratti da inserire o da tralasciare, dell'ordine con cui compiere la descrizione, dello stesso punto di osservazione lasciano sempre un margine al giudizio personale.


Il testo argomentativo



Il testo argomentativo si propone di convincere il destinatario della bontà di una tesi. Anche altri tipi di testo hanno una finalità persuasiva: ciò che distingue l'argomentazione dalla persuasione è il fine esplicitamente dichiarato e l'impiego di una strategia che mira a convincere facendo appello al ragionamento più che a componenti emotive o irrazionali.
Sono testi argomentativi, tra gli altri, le arringhe degli avvocati, i discorsi politici, alcuni saggi di argomento scientifico o storico (quelli in cui l'autore espone e motiva una sua personale ipotesi interpretativa), gli articoli di fondo di un quotidiano, in cui un giornalista esprime le proprie opinioni (distinti dagli articoli di cronaca, in cui prevale l'esposizione dei fatti), il tradizionale tema scolastico, in cui gli studenti sono chiamati a sostenere le proprie opinioni su un determinato problema; in alcuni casi il saggio breve.

Il testo argomentativo ha una struttura facilmente riconoscibile; esso è composto da:
  1. una presentazione del problema, che ha generalmente carattere informativo e costituisce la premessa all'argomentazione vera e propria;
  2. una tesi da dimostrare;
  3. gli argomenti a sostegno della tesi;
  4. eventualmente: un'antitesi da confutare;
  5. eventualmente: gli argomenti a sfavore dell'antitesi;
  6. la conclusione in cui si "tirano le somme" e si dimostra la ragionevolezza della tesi.

Il testo argomentativo appare fortemente calato nella situazione concreta. Se una norma trae la propria efficacia proprio dal rimanere immutata in qualsiasi circostanza, un'argomentazione, per essere persuasiva, dovrà adattarsi alle caratteristiche legate all'età, alla cultura, alle convinzioni personali del destinatario.

Un testo argomentativo ben costruito presenta in genere una struttura piuttosto rigida e si mostra, comunque, unitario: è normale, ad esempio, l'uso di connettivi logici, che segnalano i punti di snodo del ragionamento.

Le modalità argomentative

Com'era ben noto agli antichi studiosi di retorica, l'efficacia di un'argomentazione non si basa solo sulla giustezza delle motivazioni addotte, ma anche sulla capacità di sostenerle dialetticamente: a questo scopo l'emittente ha a disposizione diverse strategie argomentative in quanto può fare ricorso:
  1. ad argomenti logici (logos), i quali mettono in evidenza dei rapporti causali tra gli argomenti addotti (condivisi dal destinatario) e la tesi da dimostrare;
  2. ad argomenti di autorità (ethos), che mettono in risalto l'affidabilità e l'autorevolezza del parlante (un esperto in materia, un personaggio noto e stimato, un ente o istituto di ricerca ecc.);
  3. ad argomenti di ordine emotivo e pratico (pathos), più comuni nel testo persuasivo che in quello argomentativo vero e proprio.



Il testo informativo

Il testo informativo ha lo scopo di arricchire le conoscenze del destinatario su un determinato problema, mettendo a sua disposizione dati e notizie di diversa natura.
 I principali tipi di testo informativo sono i manuali scolastici, le voci di enciclopedie, gli articoli scientifici e giornalistici, le guide turistiche. Seppure in forma molto schematica, assolvono alla funzione informativa anche semplici elenchi di dati e tabelle, come l'orario dei treni o l'elenco dei nati in Italia in un anno determinato. Il compito di chi compone un testo informativo consiste spesso nel tradurre i dati contenuti in forma schematica nelle fonti (per esempio, le cifre relative al commercio estero dell'Italia nell'ultimo decennio) in un testo non schematico (per esempio, un saggio sul mutamento dei consumi degli italiani).

La chiarezza, l'organicità, la coerente disposizione delle parti sono caratteristiche fondamentali del testo informativo. Si nota invece una spiccata variabilità per quanto riguarda la tecnica compositiva: in un testo informativo possiamo trovare parti narrative, descrittive, e argomentative variamente composte in un insieme. Per quanto riguarda il criterio di ordinamento delle informazioni noteremo che in un manuale di storia l'esposizione degli eventi segue preferibilmente un criterio cronologico (di tipo narrativo), la riflessione sugli eventi stessi segue invece un criterio logico (di tipo argomentativo); in un manuale di fisica prevale l'esposizione causale-argomentativa; ma anche in quest'ultimo caso vi possono essere narrazioni (per esempio, come si è giunti a un'importante scoperta scientifica) o descrizioni (la forma di un oggetto, le modalità di realizzazione di un esperimento).

Non di rado i testi informativi ricorrono al sostegno di un paratesto costruito appositamente per favorire l'accesso alle informazioni: vocaboli e frasi salienti, che sono oggetto di una definizione, sono stampati con caratteri diversi (in neretto e in tondo); frequentemente sono presenti note a margine o a piè di pagina, glosse contestuali, tabelle e grafici; si usano schemi e - quando è utile, si impiegano elenchi puntati e numerati. Nei testi di divulgazione si utilizzano anche paragoni e si fa ricorso, per spiegare concetti particolarmente complessi, anche metafore. Nei testi scientifici specialistici, invece, in considerazione dell'uditorio cui ci si rivolge, si evitano i traslati e si impiega una veste grafica più sobria.

Quello dell'esattezza terminologica e della mancanza di connotazione è una caratteristica fondamentale dei testi informativi di tipo scientifico:
per questo esso abbonda in definizioni. Risponde alle esigenze di economia espressiva, oltre che di un'esposizione esposizione chiara ed ordinata anche il ricorso a simbologia usati in luogo di espressioni più complesse (per esempio: chiameremo la forza di gravità G…).



Il testo regolativo

Il testo regolativo fornisce norme, prescrizioni o istruzioni e si richiede che il destinatario riconosca l'autorità dell'emittente. Sono testi regolativi i testi giuridici, i regolamenti che disciplinano la vita di comunità più o meno complesse (dal regolamento della palestra o del condominio agli statuti di grosse società finanziarie), i manuali che insegnano a svolgere particolari attività (dalla manutenzione della motocicletta al giardinaggio), le istruzioni per l'uso (di apparecchi, medicinali e altro), le ricette di cucina ecc.



Lo stile e la struttura dei testi regolativi


I testi regolativi condividono alcune caratteristiche comuni:
  1. sono in genere costituiti da porzioni ben delimitate e gerarchizzate; nei casi dei testi più formali tali porzioni sono anche numerate o siglate, in modo da essere facilmente reperibili per chi le debba consultare;
  2. mirano alla massima chiarezza; nel caso dei testi più formali si perviene ad un'esplicita identificazione delle categorie di individui e situazioni cui si applicano le regole oggetto di definizione;
  3. chi li emette si qualifica implicitamente come dotato di autorevolezza perché esperto o per via di una delega specifica;
I testi di legge, che sono parte importante di quelli regolativi, presentano peculiarità aggiuntive:                    

  1. l'emittente è un'autorità pubblica (il Governo, un ministero…);
  2. la massima chiarezza ed inambiguità linguistica sono un prerequisito fondamentale;
  3. la struttura interna del testo è schematizzata secondo principi stabili e suddivisa in genere in capi, commi ed articoli. Ciascuna sezione maggiore ha anche un titolo esplicativo.


Da un punto di vista linguistico, nei testi regolativi meno formali (ricette e istruzioni, per esempio) il testo è emanato da una persona esperta. Non è necessario che i destinatari siano menzionati nel testo. La struttura non è particolarmente rigida, ma il testo si qualifica comunque per lo sforzo di risultare chiaro e completo; la formalità del testo è variabile, tanto è vero che, in vari casi, lo scritto è accompagnato da immagini che facilitano la comprensione. L'emittente può rivolgersi direttamente al lettore attraverso l'uso della seconda persona verbale (in una ricetta: prendete due etti di burro e fatelo sciogliere in pentola...) o adottare le soluzioni più distaccate costituite dall'infinito (prendere due etti di burro e farlo sciogliere in pentola...) o dalla costruzione impersonale (si prendano due etti di burro e si facciano sciogliere in pentola...); il modo imperativo ricorre, per evidenti ragioni solo nei testi regolativi di legge.

In questi ultimi spicca la tendenza al ricorso a un registro formale e impersonale. Vi si fa largo impiego di termini e costrutti propri del linguaggio burocratico, che tendono a rendere la lettura piuttosto complessa, ma che mirano, contemporaneamente, a ridurre il tasso di ambiguità al minimo e ad innalzare il tono della prosa. Ciò spiega il ricorrere di aulicismi e di termini antiquati, l'impiego della terza persona (che esclude qualsiasi riferimento personale al singolo destinatario) e di perifrasi contenenti verbi modali (in particolare dovere).



Il testo espositivo

La tipologia di Werlich riconosce l'esistenza di cinque tipi testuali fondamentali, quello narrativo, descrittivo, informativo, normativo, argomentativo. Ci soffermeremo ora nella descrizione delle caratteristiche più importanti di quelli informativi/argomentativi, che chiameremo, nel loro complesso, espositivi.

Un testo espositivo (informativo/argomentativo) risponde al fine fondamentale di comunicare informazioni ed, eventualmente, di sostenere la validità di un particolare assunto.


 

Caratteristiche dei testi professionali

Completezza, concisione, immediatezza

I testi espositivi - ad esempio quelli giornalistici, soprattutto di cronaca - mirano in generale all'accessibilità, alla completezza ed alla concisione.
 I loro autori, per ottenere il primo dei risultati, cercano di condensare le notizie fondamentali in alcuni capoversi (quelli di apertura, negli articoli di media estensione), riservando alla comunicazione dei dettagli la parte seguente del pezzo: questo modello tematico/informativo è detto top-down; grazie all'adozione di questa logica modulare, gli elementi esplicativi indispensabili risultano immediatamente disponibili al lettore ed egli può decidere liberamente se proseguire nella lettura per avere ulteriori informazioni o se accontentarsi di quelle sommarie che gli sono state fornite nella prima sezione del testo.

Per conseguire la completezza informativa, invece, gli autori si attengono ancora oggi alla vecchia regola delle "cinque W", secondo la quale descrivendo un avvenimento si dovrebbe fornire nel minore spazio possibile ragguagli intorno a "cosa" (What) sia successo, a "quando" tale cosa sia accaduta (When), a dove essa sia capitata (Where), a "chi" (Who) ne sia stato interessato, ed alle ragioni presumibili che ne abbiano determinato lo sviluppo (Why).

Percepibilità

In tutti i testi espositivi alcuni elementi del paratesto hanno un'importanza critica: tra questi si annoverano certamente i titoli, sia quello generale, apposto al testo nel suo complesso, che quelli interni, che servono ad identificarne le sezioni. A proposito di questi ultimi, è da ribadire che l'importanza di una chiara ed ordinata suddivisione di un documento, soprattutto se lungo, è di grandissimo aiuto nella sua comprensione; ciò è particolarmente vero se la titolazione è esplicativa, e non ad effetto, e se si ha l'accuratezza raccogliere tutti i titoli in un sommario, collocato direttamente in apertura del testo. Un ruolo non secondario giocano, nel rendere un testo più accettabile e comprensibile anche immagini e disegni, arricchiti di didascalie esplicative, di richiami, di legende, di liste ed elenchi

Unità

I testi espositivi, per configurarsi come facilmente leggibili, sono anche unitari dal punto di vista tematico e linguistico; per questa ragione:
  1. fanno notevole attenzione all'uso corretto e sufficientemente ampio di legamenti (coesione/non discontinuità di superficie);
  2. sono costellati di parole-chiave che, direttamente o indirettamente, rinviano al tema di base oggetto di trattazione (coerenza/unità profonda);
  3. usano periodi piuttosto brevi e abbastanza semplici.

Strutturalità

I testi espositivi si caratterizzano spesso, oltre che per chiarezza, completezza, accessibilità, unità e percepibilità anche per la loro strutturalità, ossia per il fatto di essere composti secondo un modello relativamente vincolante, accreditato presso la comunità degli utenti.
Per quanto ogni gruppo di lavoro tenda a crearsi modelli diversi e particolarmente funzionali alle proprie esigenze, si registra la tendenza generale ad articolarsi in tre segmenti fondamentali: l'introduzione, il corpo del testo e la conclusione; attorno ad esse - che costituiscono il testo vero e proprio - possono essere presenti elementi prefatori ed elementi di chiusura; tra i primi
  1. l'intestazione (a volte una vera e propria copertina), in cui sono indicati l'autore (l'ente o la persona cui si deve la redazione dell'opera), il titolo e l'eventuale sottotitolo, la data o il periodo di attività a cui il documento si riferisce. Può essere presente anche della grafica e, in particolare nel caso di un'organizzazione pubblica o commerciale, il logo aziendale;
  2. l'abstract, ossia un sunto estremamente selettivo dei contenuti della relazione che non dovrebbe di norma superare l'estensione di una pagina;
  3. l'indice (soprattutto nel caso di testi di una certa estensione).

Tra i secondi:
  1. le appendici.
  2. la bibliografia;
  3. il glossario.

Universalità

Il testo espositivo mira in generale ad esporre fatti in maniera "positiva", ovvero il più possibile distaccata dall'ego dello scrivente. Si tratta, evidentemente, di una generalizzazione, perché esistono testi che si potrebbero definire espositivi (perché vogliono informare o persuadere) che sono anche fortemente egocentrici o carichi di emotività: li considereremo testi espositivi atipici, senza negare loro una legittima esistenza. Sono dunque caratteristiche correlate all'esigenza di universalità espositiva:
  1. l'uso frequente di forme impersonali, anche nel passivo;
  2. l'impiego di lessico preciso, inambiguo e soprattutto, provo di particolari connotazioni; l'uso dei tecnicismi, sarà tanto più frequente quanto più professionale sarà la audience del testo;
  3. l'assenza di artifici retorici particolari.

 

La scrittura incentrata sul destinatario

Per essere funzionali, i testi professionali devono essere progettati per un'utenza precisa, per una determinata categoria di lettori primari che lo utilizzeranno in particolari ambienti ed in specifiche condizioni (per esempio: sul posto di lavoro, in una situazione che li distrae spesso dalla lettura). Ciò significa che si dovranno calibrare accuratamente e il livello di dettaglio della documentazione ed il suo livello di specializzazione: testi inutilmente ricchi di informazioni - per quanto esatte - oppure scritti in maniera troppo complessa non risultano funzionali.

 

La strutturazione dei documenti professionali

I testi professionali devono fornire informazioni e - eventualmente - argomenti in un ordine razionale: essi presentano, cioè, i dati secondo una logica riconoscibile e segmentandoli in maniera accurata: capoversi, paragrafi, capitoli, sezioni, volumi corrispondono ad altrettante unità di contenuto e di comunicazione, e non sono indotte nel continuum testuale arbitrariamente.
È indispensabile, a questo proposito, individuare una logica di presentazione efficace (spaziale, cronologica, causale…) e fare in modo che il testo venga suddiviso in porzioni corrispondenti al suo contenuto: vi saranno, dunque, capitoli, che a loro volta verranno articolati in paragrafi, che a loro volta saranno ripartiti in capoversi, identificati secondo la medesima logica comunicativo-contenutistica.

La titolazione

Un ruolo importante nella strutturazione di un documento ha la titolazione. Per quanto non esistano ricette che garantiscano il successo, è relativamente semplice identificare alcuni criteri di massima che facilitano la creazione di titoli quantomeno accettabili; essi sono (1) l'informatività; (2) la specificità; (3) la chiarezza.
Il titolo di un testo professionale deve essere informativo, nel senso che deve fornire al lettore indicazioni in merito al suo contenuto, e cioè all'argomento oggetto di trattazione; deve essere preciso, cioè sufficiente a fargli comprendere quale aspetto dell'argomento vi venga preso in considerazione ed a quale fine.

La preparazione dell'abstract


L'abstract (o riassunto di presentazione) è un complemento sempre più diffuso all'interno dei documenti professionali. Esso è in genere rappresentato da un testo di poche cartelle in cui si presentano, in estrema sintesi, la natura, gli obiettivi, i risultati e le prospettive di sviluppo della ricerca intrapresa; lo si premette ai testi di una certa estensione (dalle 15 pagine in su) in modo che i lettori cui essi sono destinati possano farsi un'idea del loro contenuto e decidano se leggerli ed, eventualmente, quali sezioni leggerne.
Si distinguono in genere abstract descrittivi (o strutturali) ed informativi (o sostanziali, o contenutistici: la nomenclatura usata è piuttosto variabile). I primi si limitano a presentare un quadro dell'argomento o degli argomenti affrontati nel testo; i secondi forniscono invece informazioni precise anche sul contenuto del testo, e sono per questo in genere più lunghi e complessi - ma anche più utili ed informativamente più ricchi.

Si tenga presente che l'abstract è un documento a se stante e che, in quanto tale, deve essere dotato di indipendenza e di compiutezza: non deve prevedere la lettura di alcuna parte del documento che riassume, neppure del glossario o delle tavole. Termini specialistici o utilizzati in accezioni particolari dovranno, quindi, essere spiegati contestualmente o - se possibile - evitati; ai dati di tabelle o grafi si potrà fare cenno solo cursoriamente e per quanto necessario alla comprensione del contenuto generale del testo: i dettagli esplicativi saranno invece riservati al documento vero e proprio. Se è strettamente necessario visualizzare tabelle o altri complementi grafici, li si dovrà ripetere.

La preparazione del sommario


In un testo professionale il sommario costituisce un valido supplemento all'abstract, perché raggruppa e presenta in formato di lista i titoli di tutti i capitoli ed i sottocapitoli del documento. In linea di massima si suggerisce di elencare - utilizzando caratteri che permettano di distinguere a prima vista la gerarchia dei componenti - tutti i titoli sino al terzo livello, omettendo, se sono presenti, sottopartizioni di livelli inferiori. Alcuni scriventi, tuttavia, preferiscono riportare tutti i titoli, anche a rischio di generare liste molto lunghe e complesse: è una scelta la cui opportunità deve essere valutata di volta in volta, in base a criteri di funzionalità

La scrittura della premessa


La Premessa costituisce un elemento del paratesto, e non del testo vero e proprio: ad essa, quindi - se presente - si dovrebbero affidare solo informazioni di contorno (per esempio, indicazioni sulle ragioni che hanno spinto ad intraprendere lo studio o chiarimenti in merito alla sua collocazione all'interno di progetti più ampi); le indicazioni più strettamente pertinenti al testo (quelle relative alle sue finalità, ai metodi, alla struttura…), invece, dovranno invece essere spostate nell'Introduzione, che ne costituisce invece la prima parte.

La stesura dell'Introduzione


Al contrario della Premessa, l'Introduzione pone il lettore entro il documento. In generale, l'introduzione di un documento professionale  risponde a quattro fini fondamentali:
  1. indicare la natura del testo;
  2. chiarire la sua funzione;
  3. precisare quali siano le conoscenze presupposte ai fini della sua comprensione ed eventualmente - valutate le caratteristiche del proprio uditorio - fornire informazioni di supporto;
  4. evidenziare quale sia la sua struttura.
In particolare, per quanto attiene al punto a., si dovrebbero chiarire, nell'Introduzione, quali siano l'estensione ed i limiti del documento: quali, cioè, gli argomenti trattati, quale l'ottica in cui essi sono presi in considerazione, quale la prospettiva adottata nella trattazione (si potranno anche indicare, naturalmente, quali siano gli argomenti che non si sono presi in considerazione, le variabili che non si sono tenute in conto, i quadri problematici che si sono ignorati).
Per quanto concerne il punto b., si dovrebbero precisare nel segmento introduttivo del documento non solo le finalità per cui il testo è stato realizzato, ma anche le ragioni che fanno di esso un contributo utile alla comunità degli intellettuali; se possibile - soprattutto in ambito tecnico - è buona norma mettere in evidenza anche potenziali vantaggi pratici che derivino dall'uso dei dati raccolti nello scritto o dall'implementazione dei suggerimenti che esso fornisce.
Quanto poi il punto c., sarebbe utile fornire, in una sezione dell'Introduzione, le notizie di fondo che appaiono funzionali a rendere più facile e completa, al proprio uditorio, la comprensione del testo: è ovvio che la quantità di informazione deve essere tanto più ampia quanto più settoriale è il testo e quanto meno specialistico è il suo destinatario primario.
In merito, infine, al punto .d, ci si dovrebbe preoccupare di chiarire sempre, secondo modalità variabili, quali siano l'articolazione e la struttura del documento, costruendone una sorta di "mappa" che guidi il lettore nella sua interpretazione.

 

L'articolazione in sezioni

Dove si dovrebbero operare i tagli in un testo scientifico? Non è facile dare una risposta che non rischi di essere generica: un suggerimento sempre valido è quello di considerare il brano che si vorrebbe trasformare in una unità formale (sezione, capitolo, paragrafo, capoverso) verificando che esso coincida effettivamente con un'unità di informazione, chiaramente distinta da quelle che lo precedono e lo seguono, per quanto ad esse collegato.
Si verifichi anche che tale unità, se più ampia di un capoverso, possa essere titolata: il fatto di poter dare un titolo informativo ad una porzione di testo indica che essa si diffonde su un argomento preciso; il fatto contrario, invece, suggerisce, di norma, che il segmento testuale non è sufficientemente indipendente e che deve essere, per questo, accorpato a quello che lo precede o a quello che lo segue.
Nel caso di un capoverso, l'applicazione di un titolo può sembrare pretestuosa: può essere allora più utile tentare di identificarne la frase guida  o topic sentence, che dovrebbe esprimere il nucleo informativo del capoverso: se essa è presente ed è facilmente individuabile, quello che si sta analizzando è un paragrafo ben formato, altrimenti dovrà essere rivisto e completato.

La scrittura delle conclusioni

La conclusione di un testo tecnico-scientifico e professionale contiene, di norma, (a) la presentazione delle conclusioni cui ha condotto la propria indagine; (b) una loro analisi e (c), se ciò ha un senso, la proposta di un loro sviluppo applicativo o teoretico.



Le appendici documentarie ed iconografiche e gli allegati

L'allestimento di una o più appendici documentarie risponde, in generale a differenti esigenze: quella di offrire informazioni dettagliate, che non possono essere incluse nel corpo del testo perché troppo ampie o perché, comunque, tali da interrompere il flusso testuale; quella di fornire informazioni utili soprattutto all'uditorio secondario; quella di arricchire la propria documentazione con materiale interessante ma di interesse collaterale e, quindi, non collocabile entro il nucleo testuale principale.
A fini analoghi rispondono le appendici iconografiche; si aggiunga che, in alcuni casi, la scelta di collocare in appendice il materiale iconografico è reso necessario dalla gestione del documento: se, infatti, la collocazione di figure, diagrammi e grafici in prossimità del testo che vi fa riferimento è senz'altro la soluzione comunicativamente più efficace, quando l'apparato sia particolarmente esteso o quando le illustrazioni siano molto voluminose, essa non è praticabile. Non resta, dunque, in questi casi, che inserire le immagini indispensabili nel corpo del testo e rinviare al resto della documentazione in appendice.
Si ricordi che le appendici devono essere numerate in sequenza (Appendice 1, Appendice 2 ecc. oppure Appendice A, Appendice B ecc.) e portare un titolo esplicativo (Appendice1: testi e documenti su significato e referenza nella filosofia del linguaggio; Appendice 2: diagramma di flusso per l'allestimento di un sito Web, dalla progettazione alla messa in linea; Appendice A: testo del protocollo di intesa per la realizzazione del progetto Alfa-gammatronics).


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