Tipi di testo: una classificazione funzionale
Accertata la necessità che chi
vuole produrre un testo funzionale calibri le scelte linguistiche e testuali in
rapporto al contesto in cui si trova ad operare e ai fini comunicativi che
vuole raggiungere, bisogna confrontarsi con le tipologie specifiche dei
testi scritti, ognuna dotata di caratteri specifici, che dovranno essere
tenuti presenti fin dalla fase di progettazione dei nostri elaborati.
Qui viene presentato un primo modello di classificazione per i testi,
elaborato da Werlich, che si basa su
un criterio di tipo funzionale. Particolare rilievo viene dato alla
descrizione delle caratteristiche dei testi
espositivi (informativi/argomentati).
Il modello di classificazione dei
testi elaborato da Werlich si basa su di un criterio "funzionalistico-cognitivo", in quanto si
propone di individuare una tipologia testuale che tiene conto di tre parametri extralinguistici
fondamentali: scopo dell’emittente,
tipo di destinatario e circostanze dello scambio comunicativo.
Tali parametri influenzano direttamente le caratteristiche
linguistiche dei testi nelle scelte di lessico, nelle strutture
sintattiche, nell’uso dei tempi verbali ecc.
I tipi testuali così individuati
sono testo narrativo (con la funzione di raccontare una storia, un evento), descrittivo (esporre le
caratteristiche di un luogo, una persona, un oggetto), argomentativo (sostenere una testi proponendo argomentazioni
logiche e confutando le opinioni contrarie), informativo (fornire notizie di rilievo su persone o fatti), regolativo (imporre il rispetto di
norme, regole, divieti). Tuttavia, nella
realtà dell’uso, i testi si presentano per lo più in forme miste, che molto raramente corrispondono con esattezza ad una
delle cinque categorie.
Di particolare interesse è la tipologia ibrida dei
testi espositivi (informativi/argomentativi), che rispondono alla funzione
di comunicare informazioni, sostenendo
eventualmente la validità di un particolare assunto. Tali testi si
caratterizzano per completezza,
concisione e immediatezza informativa, che si conseguono grazie ad una
forte unità linguistica e testuale.
Dal punto di vista strutturale, inoltre, i testi espositivi presentano una
sostanziale aderenza ad un modello
compositivo relativamente vincolante, costruito intorno a tre elementi
fondamentali: l'introduzione, il corpo del testo e la conclusione.
I tipi di testo
Fa parte della competenza
testuale - oltre alla capacità del destinatario di un testo di riconoscerne
l'unità profonda a partire dagli indizi di tipo linguistico che esso mette a
disposizione e dalle proprie conoscenze - anche quella di assegnarlo ad un tipo,
ad un genere, ad una classe: di comprendere, per esempio, dopo poche battute,
se si sta leggendo o ascoltando una barzelletta, le previsioni del tempo, un
messaggio pubblicitario o le istruzioni per l'uso di un elettrodomestico.
Ma esistono classificazioni più rigorose di quelle - spesso impressionistiche e disorganiche - cui noi, in quanto utenti di testi che hanno fatto esperienza di forme espressive diverse, ci affidiamo.
Ma esistono classificazioni più rigorose di quelle - spesso impressionistiche e disorganiche - cui noi, in quanto utenti di testi che hanno fatto esperienza di forme espressive diverse, ci affidiamo.
Se ne riconoscono almeno due,
quella di Werlich, che potremmo definire funzionalistica; e quella di Sabatini,
che definiremo pragmatica.
Una tipologia "funzionalistico-cognitiva
Una tipologia "funzionalistico-cognitiva
Nella tipologia di Werlich la classificazione dei testi deve essere condotta sulla base di tre variabili fondamentali: lo scopo che l'emittente si prefigge, il destinatario a cui intende rivolgersi, le circostanze in cui avviene lo scambio comunicativo. Questi parametri extralinguistici influenzano direttamente le caratteristiche linguistiche del testo (scelte lessicali, caratteristiche della sintassi, uso di particolari tempi verbali ecc.). Nella tabella che segue sono illustrati sinotticamente i principali tipi testuali che saranno esaminati nel dettaglio nei prossimi paragrafi. Per semplice comodità espositiva considereremo, nella nostra analisi, solo tipi testuali "puri" (quello narrativo, quello descrittivo ecc.), avvertendo però che - nella realtà dei testi effettivamente prodotti ed usati - le tipologie possono essere compresenti e integrarsi reciprocamente.
Va precisato che, in realtà, un testo può spesso svolgere più funzioni allo stesso tempo. Un saggio scientifico, per esempio, può essere sia informativo sia argomentativo (quando l'autore espone una sua personale ipotesi interpretativa). I tipi testuali "puri" sono un'astrazione ed i testi reali sono praticamente tutti "misti" in quanto integrano sequenze di carattere diverso. Un articolo di cronaca, ad esempio, oltre a quelle informative, può contenere sequenze narrative ed argomentative. Un racconto, d'altra parte, oltre alle istituzionali sequenze narrative, contiene spesso spezzoni descrittivi ed anche informativi.
TIPI DI TESTO
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FUNZIONE
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ESEMPI
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NARRATIVO
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raccontare un fatto, una storia
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racconti, romanzi, novelle, articoli di cronaca,
corrispondenze di inviati speciali, relazioni di viaggio, biografie ecc.
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DESCRITTIVO
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delineare le caratteristiche di una persona, di un
paesaggio, di un oggetto
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parti descrittive di opere letterarie, di resoconti di
viaggio, di guide ambiente turistiche ecc.
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ARGOMENTATIVO
|
sostenere una tesi attraverso un ragionamento logico
proponendo argomenti a favore e confutando le opinioni contrarie
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arringhe di avvocati, alcuni saggi scientifici,
discorsi politici, articoli di fondo, slogan pubblicitari, colloqui tra
venditore e compratore ecc.
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INFORMATIVO
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fornire notizie utili su personaggi, argomenti o fatti
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orari dei treni, avvisi (scritti e orali), saggi
divulgativi ecc.
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REGOLATIVO
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indicare particolari norme da rispettare; imporre obblighi
e divieti
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leggi, regolamenti, statuti, istruzioni per l'uso ecc.
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Il testo narrativo
Come si mostra nella tabella, il
testo narrativo racconta un fatto che si svolge nel tempo e ha per protagonisti
una o più persone. Esempi di testi narrativi letterari sono i romanzi, i
racconti, le fiabe, le novelle. Esempi di testi narrativi non letterari sono le
cronache giornalistiche, le corrispondenze degli inviati speciali, le cronache
storiche le biografie e le autobiografie, le relazioni di viaggio. Non bisogna
però pensare alla narrazione come a un'attività di esclusivo appannaggio degli
scrittori di professione (romanzieri, storici, giornalisti): il racconto orale
è infatti una delle attività più antiche dell'uomo e più comuni nella
comunicazione quotidiana.
Gli scopi e la lingua dei testi narrativi
Gli scopi che possono spingere uno scrivente o un parlante a narrare un evento sono molteplici: intrattenere il proprio uditorio, informare qualcuno, giustificare il suo comportamento ecc. Nei testi narrativi il fattore strutturale fondamentale è quello cronologico: essi, infatti, relazionano, in genere su serie di fatti collocati in successione e sono, per questo, caratterizzati dalla presenza di frequenti indicatori temporali (per primo, non appena, poi, dopo) che hanno la funzione di precisare la successione in cui si sono svolti i fatti, la loro durata e la presenza di salti temporali nella narrazione. Non è detto, infatti, che la narrazione rispecchi sempre l'effettiva successione degli eventi: per porre in risalto aspetti diversi della vicenda, vivacizzare il racconto, stimolare e sfidare le attese del lettore-ascoltatore, l'autore del testo narrativo può optare per quello che si potrebbe chiamare ordo artificialis o ordine indiretto.
Il procedimento con cui si interrompe la narrazione per raccontare fatti avvenuti in precedenza si chiama analessi (dal greco anà 'di nuovo' e lépsis 'il prendere') o, con un termine preso in prestito dal linguaggio cinematografico, flashback (cioè 'immagine all'indietro, retrospezione'). Più raro appare il procedimento inverso, denominato prolessi (dal greco pró 'prima' e lépsis 'il prendere'), che consiste nell'anticipazione di un avvenimento. Il ricorso a procedimenti di inversione dell'ordine naturale connota in genere testi narrativi elaborati, come quelli letterari.
I tempi verbali più usati per la
narrazione sono quelli del passato. Essi svolgono differenti funzioni
narrative, che dipendono dalle loro caratteristiche aspettuali: i tempi perfettivi (passato remoto e passato prossimo),
che indicano un'azione puntuale e conclusa, servono per rappresentare le azioni
(dormì, bevve, è stato), i tempi imperfettivi (imperfetto e trapassato
prossimo), che esprimono una durata, sono usati per descrivere l'antefatto (Era
appena piovuto, quando…) e le descrizioni (Fumava pochissimo, ma le
poche sigarette che consumava venivano aspirate con voluttà…), cioè i
particolari di contorno all'azione.
Gli strumenti della coesione nei testi narrativi
Soffermiamoci ora dettagliatamente sugli strumenti di coesione testuale. I procedimenti che assicurano al testo la coesione sono:
- la ripetizione degli stessi nomi propri;
- la sostituzione dei nomi propri mediante pronomi;
- la sostituzione dei nomi propri mediante nomi generali che qualificano e classificano i primi;
- la sostituzione mediante epiteti o espressioni pseudo-antonomastiche.
La sostituzione del tipo 2 serve
ad evitare la ripetizione fastidiosa dei nomi propri. A differenza del tipo 2,
le sostituzioni dei tipi 3 e 4 forniscono informazioni nuove, sono cioè in
funzione della progressione tematica (topic/comment) e dell'avanzamento del
racconto. I pronomi hanno una funzione fondamentale nel determinare l'unità del
testo; occorre ricordare che, quando essi puntano verso un elemento di cui si è
già detto/scritto nel testo (quando, cioè, operano un riferimento all'indietro,
a quanto precede), hanno funzione anaforica (tale è la funzione di lo in
un enunciato quale: Vuoi il giornale? No, grazie, lo ho già letto);
quando invece rinviano a quanto viene dopo (puntano in avanti) hanno funzione
cataforica.
Come appare da quanto abbiamo visto finora, il collegamento tra le varie frasi che compongono il breve testo avviene innanzi tutto per l'unità del tema trattato, che si sviluppa senza fratture o "salti logici", cioè in modo conseguente e razionale. II collegamento tra le varie frasi avviene secondo una prospettiva e un'organizzazione gerarchica determinata. Il dire prima o il dire dopo una circostanza non è una scelta innocente, ma corrisponde a un progetto ben definito nella mente di chi scrive ed è precisamente una caratteristica dello scrivente professionale quello di operare affinché il suo testo si presenti come particolarmente unitario. Una ripetizione omessa o una sostituzione mal fatta, d'altra parte, possono rendere difficile o addirittura impossibile la comprensione del testo.
Il testo descrittivo
Gli scopi e la lingua dei
testi descrittivi
I testi descrittivi hanno lo scopo di rappresentare un oggetto, un ambiente, una persona. Una prima caratteristica da mettere in rilievo è la scarsa autonomia del testo descrittivo. Sezioni descrittive sono presenti in quasi tutti gli altri tipi di testo: una descrizione può avere la funzione di informare (si pensi alla descrizione di una piazza presente in una guida turistica), di persuadere (come in tante descrizioni pubblicitarie, concentrate soltanto sugli aspetti positivi del prodotto), di evocare ricordi o emozioni (come nelle descrizioni poetico-letterarie), ma è difficile trovare un testo interamente descrittivo che non abbia il valore di semplice esercitazione accademica.
A differenza dei testi narrativi, i testi descrittivi si fondano essenzialmente sulla dimensione spaziale. Ciò determina l'uso ricorrente (in particolare nelle descrizioni di ambienti e paesaggi) di indicatori spaziali (evidenziati nel testo), cioè di preposizioni, avverbi e locuzioni avverbiali di luogo utili per collocare adeguatamente gli oggetti nello spazio. Di norma il testo descrittivo presenta una sintassi semplice, articolata in frasi brevi. In alcune descrizioni, specialmente di tipo scientifico, l'esigenza di brevità può dar luogo a una sintassi di tipo telegrafico, con frequente ricorso allo stile nominale.
I tempi verbali usati sono il presente e l'imperfetto. Entrambi esprimono azioni durative e non puntuali e si prestano dunque a rappresentare scene statiche. Talvolta, in particolare nelle descrizioni scientifiche, si usa il presente con valore "atemporale", per indicare uno stato di cose universalmente valido. Il lessico di un testo descrittivo deve essere ricco e vario ma allo stesso tempo preciso, affinché le parole si trasformino nella mente del lettore in immagini il più possibile vicine alla realtà dell'oggetto descritto. Nelle descrizioni di tipo tecnico-scientifico è frequente il ricorso a termini settoriali.
Come una narrazione può avvenire in ordine diverso da quello naturale in cui si sono svolti gli eventi cui essa si riferisce, così una descrizione può presentare elementi informativi in ordine variabile, non necessariamente quello più ovvio. Per esempio, la descrizione di un panorama romano si può procedere dall'elemento più vicino a quello più lontano, o viceversa; o si può optare per una prospettiva mobile, circolare: da vicino a destra, a lontano, a vicino a sinistra. La scelta della prospettiva migliore spetta all'estensore del testo: nella descrizione di una macchina fotocopiatrice per l'utente finale, per esempio, la scelta più giusta è quella che ne illustra le parti dall'esterno all'interno, sino a dove l'utente può arrivare; se la descrizione è fatta per un tecnico, invece, sarà più saggio seguire l'ordine di smontaggio, se si tratta di un riparatore o di montaggio se si tratta di un assemblatore.
Un'altra caratteristica ricorrente nelle descrizioni è l'uso di similitudini, con cui talora l'emittente cerca di descrivere qualcosa di poco familiare al destinatario attraverso paragoni con oggetti e situazioni a lui più familiari: esse sono normali nei testi letterari; possono essere utili in quelli informativi di tipo divulgativo, ma vanno escluse da quello scientifici, che abbisognano di un'espressione rigorosa e rigorosamente denotativa.
Il livello di soggettività di una descrizione è assai variabile. Normalmente le descrizioni presenti in testi pragmatici sono più impersonali, mentre gli inserti descrittivi di opere letterarie presuppongono un forte livello di coinvolgimento emotivo dell'autore e tendono a presentarci un oggetto, non così com'è, ma come l'autore lo "sente" o lo ricorda. Occorre sottolineare però che è impossibile realizzare una descrizione assolutamente oggettiva: la scelta dei tratti da inserire o da tralasciare, dell'ordine con cui compiere la descrizione, dello stesso punto di osservazione lasciano sempre un margine al giudizio personale.
Il testo argomentativo
Il testo argomentativo si propone
di convincere il destinatario della bontà di una tesi. Anche altri tipi di
testo hanno una finalità persuasiva: ciò che distingue l'argomentazione dalla
persuasione è il fine esplicitamente dichiarato e l'impiego di una strategia
che mira a convincere facendo appello al ragionamento più che a componenti
emotive o irrazionali.
Sono testi argomentativi, tra gli
altri, le arringhe degli avvocati, i discorsi politici, alcuni saggi di
argomento scientifico o storico (quelli in cui l'autore espone e motiva una sua
personale ipotesi interpretativa), gli articoli di fondo di un quotidiano, in
cui un giornalista esprime le proprie opinioni (distinti dagli articoli di
cronaca, in cui prevale l'esposizione dei fatti), il tradizionale tema
scolastico, in cui gli studenti sono chiamati a sostenere le proprie opinioni
su un determinato problema; in alcuni casi il saggio breve.
Il testo argomentativo ha una struttura facilmente riconoscibile; esso è composto da:
- una presentazione del problema, che ha generalmente carattere informativo e costituisce la premessa all'argomentazione vera e propria;
- una tesi da dimostrare;
- gli argomenti a sostegno della tesi;
- eventualmente: un'antitesi da confutare;
- eventualmente: gli argomenti a sfavore dell'antitesi;
- la conclusione in cui si "tirano le somme" e si dimostra la ragionevolezza della tesi.
Il testo argomentativo appare
fortemente calato nella situazione concreta. Se una norma trae la propria
efficacia proprio dal rimanere immutata in qualsiasi circostanza, un'argomentazione,
per essere persuasiva, dovrà adattarsi alle caratteristiche legate all'età,
alla cultura, alle convinzioni personali del destinatario.
Un testo argomentativo ben costruito presenta in genere una struttura piuttosto rigida e si mostra, comunque, unitario: è normale, ad esempio, l'uso di connettivi logici, che segnalano i punti di snodo del ragionamento.
Le modalità argomentative
Com'era ben noto agli antichi studiosi di retorica, l'efficacia di un'argomentazione non si basa solo sulla giustezza delle motivazioni addotte, ma anche sulla capacità di sostenerle dialetticamente: a questo scopo l'emittente ha a disposizione diverse strategie argomentative in quanto può fare ricorso:
- ad argomenti logici (logos), i quali mettono in evidenza dei rapporti causali tra gli argomenti addotti (condivisi dal destinatario) e la tesi da dimostrare;
- ad argomenti di autorità (ethos), che mettono in risalto l'affidabilità e l'autorevolezza del parlante (un esperto in materia, un personaggio noto e stimato, un ente o istituto di ricerca ecc.);
- ad argomenti di ordine emotivo e pratico (pathos), più comuni nel testo persuasivo che in quello argomentativo vero e proprio.
Il testo informativo
Il testo informativo ha lo
scopo di arricchire le conoscenze del destinatario su un determinato problema,
mettendo a sua disposizione dati e notizie di diversa natura.
I principali tipi di testo informativo sono i
manuali scolastici, le voci di enciclopedie, gli articoli scientifici e
giornalistici, le guide turistiche. Seppure in forma molto schematica,
assolvono alla funzione informativa anche semplici elenchi di dati e tabelle,
come l'orario dei treni o l'elenco dei nati in Italia in un anno determinato.
Il compito di chi compone un testo informativo consiste spesso nel tradurre i
dati contenuti in forma schematica nelle fonti (per esempio, le cifre relative
al commercio estero dell'Italia nell'ultimo decennio) in un testo non
schematico (per esempio, un saggio sul mutamento dei consumi degli italiani).
La chiarezza, l'organicità, la coerente disposizione delle parti sono caratteristiche fondamentali del testo informativo. Si nota invece una spiccata variabilità per quanto riguarda la tecnica compositiva: in un testo informativo possiamo trovare parti narrative, descrittive, e argomentative variamente composte in un insieme. Per quanto riguarda il criterio di ordinamento delle informazioni noteremo che in un manuale di storia l'esposizione degli eventi segue preferibilmente un criterio cronologico (di tipo narrativo), la riflessione sugli eventi stessi segue invece un criterio logico (di tipo argomentativo); in un manuale di fisica prevale l'esposizione causale-argomentativa; ma anche in quest'ultimo caso vi possono essere narrazioni (per esempio, come si è giunti a un'importante scoperta scientifica) o descrizioni (la forma di un oggetto, le modalità di realizzazione di un esperimento).
Non di rado i testi informativi ricorrono al sostegno di un paratesto costruito appositamente per favorire l'accesso alle informazioni: vocaboli e frasi salienti, che sono oggetto di una definizione, sono stampati con caratteri diversi (in neretto e in tondo); frequentemente sono presenti note a margine o a piè di pagina, glosse contestuali, tabelle e grafici; si usano schemi e - quando è utile, si impiegano elenchi puntati e numerati. Nei testi di divulgazione si utilizzano anche paragoni e si fa ricorso, per spiegare concetti particolarmente complessi, anche metafore. Nei testi scientifici specialistici, invece, in considerazione dell'uditorio cui ci si rivolge, si evitano i traslati e si impiega una veste grafica più sobria.
Quello dell'esattezza terminologica e della mancanza di connotazione è una caratteristica fondamentale dei testi informativi di tipo scientifico: per questo esso abbonda in definizioni. Risponde alle esigenze di economia espressiva, oltre che di un'esposizione esposizione chiara ed ordinata anche il ricorso a simbologia usati in luogo di espressioni più complesse (per esempio: chiameremo la forza di gravità G…).
Il testo
regolativo
Il testo regolativo fornisce
norme, prescrizioni o istruzioni e si richiede che il destinatario
riconosca l'autorità dell'emittente. Sono testi regolativi i testi giuridici, i
regolamenti che disciplinano la vita di comunità più o meno complesse (dal
regolamento della palestra o del condominio agli statuti di grosse società
finanziarie), i manuali che insegnano a svolgere particolari attività (dalla
manutenzione della motocicletta al giardinaggio), le istruzioni per l'uso (di
apparecchi, medicinali e altro), le ricette di cucina ecc.
Lo stile e la struttura dei testi regolativi
I testi regolativi condividono alcune caratteristiche comuni:
- sono in genere costituiti da porzioni ben delimitate e gerarchizzate; nei casi dei testi più formali tali porzioni sono anche numerate o siglate, in modo da essere facilmente reperibili per chi le debba consultare;
- mirano alla massima chiarezza; nel caso dei testi più formali si perviene ad un'esplicita identificazione delle categorie di individui e situazioni cui si applicano le regole oggetto di definizione;
- chi li emette si qualifica implicitamente come dotato di autorevolezza perché esperto o per via di una delega specifica;
I testi
di legge, che sono parte importante di quelli regolativi, presentano
peculiarità aggiuntive:
- l'emittente è un'autorità pubblica (il Governo, un ministero…);
- la massima chiarezza ed inambiguità linguistica sono un prerequisito fondamentale;
- la struttura interna del testo è schematizzata secondo principi stabili e suddivisa in genere in capi, commi ed articoli. Ciascuna sezione maggiore ha anche un titolo esplicativo.
Da un punto di vista
linguistico, nei testi regolativi meno formali (ricette e istruzioni, per
esempio) il testo è emanato da una persona esperta. Non è necessario che i
destinatari siano menzionati nel testo. La struttura non è particolarmente
rigida, ma il testo si qualifica comunque per lo sforzo di risultare chiaro e
completo; la formalità del testo è variabile, tanto è vero che, in vari casi,
lo scritto è accompagnato da immagini che facilitano la comprensione.
L'emittente può rivolgersi direttamente al lettore attraverso l'uso della
seconda persona verbale (in una ricetta: prendete due etti di burro e fatelo
sciogliere in pentola...) o adottare le soluzioni più distaccate costituite
dall'infinito (prendere due etti di burro e farlo sciogliere in pentola...)
o dalla costruzione impersonale (si prendano due etti di burro e si facciano
sciogliere in pentola...); il modo imperativo ricorre, per evidenti ragioni
solo nei testi regolativi di legge.
In questi ultimi spicca la tendenza al ricorso a un registro formale e impersonale. Vi si fa largo impiego di termini e costrutti propri del linguaggio burocratico, che tendono a rendere la lettura piuttosto complessa, ma che mirano, contemporaneamente, a ridurre il tasso di ambiguità al minimo e ad innalzare il tono della prosa. Ciò spiega il ricorrere di aulicismi e di termini antiquati, l'impiego della terza persona (che esclude qualsiasi riferimento personale al singolo destinatario) e di perifrasi contenenti verbi modali (in particolare dovere).
Il testo espositivo
La tipologia di Werlich riconosce l'esistenza di cinque tipi testuali
fondamentali, quello narrativo, descrittivo, informativo, normativo, argomentativo.
Ci soffermeremo ora nella descrizione delle caratteristiche più importanti di
quelli informativi/argomentativi, che chiameremo, nel loro complesso,
espositivi.
Un testo espositivo (informativo/argomentativo) risponde al fine fondamentale di comunicare informazioni ed, eventualmente, di sostenere la validità di un particolare assunto.
Caratteristiche dei testi professionali
Completezza, concisione, immediatezza
I testi espositivi - ad esempio quelli
giornalistici, soprattutto di cronaca - mirano in generale all'accessibilità,
alla completezza ed alla concisione.
I loro autori, per ottenere il primo dei
risultati, cercano di condensare le notizie fondamentali in alcuni capoversi
(quelli di apertura, negli articoli di media estensione), riservando alla
comunicazione dei dettagli la parte seguente del pezzo: questo modello
tematico/informativo è detto top-down; grazie all'adozione di questa
logica modulare, gli elementi esplicativi indispensabili risultano
immediatamente disponibili al lettore ed egli può decidere liberamente se
proseguire nella lettura per avere ulteriori informazioni o se accontentarsi di
quelle sommarie che gli sono state fornite nella prima sezione del testo.
Per conseguire la completezza informativa, invece, gli autori si attengono ancora oggi alla vecchia regola delle "cinque W", secondo la quale descrivendo un avvenimento si dovrebbe fornire nel minore spazio possibile ragguagli intorno a "cosa" (What) sia successo, a "quando" tale cosa sia accaduta (When), a dove essa sia capitata (Where), a "chi" (Who) ne sia stato interessato, ed alle ragioni presumibili che ne abbiano determinato lo sviluppo (Why).
Percepibilità
In
tutti i testi espositivi alcuni elementi del paratesto hanno un'importanza
critica: tra questi si annoverano certamente i titoli, sia quello generale,
apposto al testo nel suo complesso, che quelli interni, che servono ad
identificarne le sezioni. A proposito di questi ultimi, è da ribadire che
l'importanza di una chiara ed ordinata suddivisione di un documento,
soprattutto se lungo, è di grandissimo aiuto nella sua comprensione; ciò è
particolarmente vero se la titolazione è esplicativa, e non ad effetto, e se si
ha l'accuratezza raccogliere tutti i titoli in un sommario, collocato
direttamente in apertura del testo. Un ruolo non secondario giocano, nel
rendere un testo più accettabile e comprensibile anche immagini e disegni,
arricchiti di didascalie esplicative, di richiami, di legende, di liste ed
elenchi
Unità
I testi espositivi, per configurarsi come facilmente leggibili, sono
anche unitari dal punto di vista tematico e linguistico; per questa ragione:
- fanno notevole attenzione all'uso
corretto e sufficientemente ampio di legamenti (coesione/non discontinuità
di superficie);
- sono costellati di parole-chiave che,
direttamente o indirettamente, rinviano al tema di base oggetto di
trattazione (coerenza/unità profonda);
- usano periodi piuttosto brevi e
abbastanza semplici.
Strutturalità
I testi espositivi si caratterizzano spesso, oltre che per chiarezza,
completezza, accessibilità, unità e percepibilità anche per la loro
strutturalità, ossia per il fatto di essere composti secondo un modello
relativamente vincolante, accreditato presso la comunità degli utenti.
Per quanto ogni gruppo di lavoro tenda a crearsi modelli diversi e
particolarmente funzionali alle proprie esigenze, si registra la tendenza
generale ad articolarsi in tre segmenti fondamentali: l'introduzione, il corpo
del testo e la conclusione; attorno ad esse - che costituiscono il testo vero e
proprio - possono essere presenti elementi prefatori ed elementi di chiusura;
tra i primi
- l'intestazione (a volte una vera e
propria copertina), in cui sono indicati l'autore (l'ente o la persona cui
si deve la redazione dell'opera), il titolo e l'eventuale sottotitolo, la
data o il periodo di attività a cui il documento si riferisce. Può essere
presente anche della grafica e, in particolare nel caso di
un'organizzazione pubblica o commerciale, il logo aziendale;
- l'abstract, ossia un sunto estremamente selettivo
dei contenuti della relazione che non dovrebbe di norma superare
l'estensione di una pagina;
- l'indice (soprattutto nel caso di testi
di una certa estensione).
Tra i secondi:
- le appendici.
- la bibliografia;
- il glossario.
Universalità
Il testo espositivo mira in generale ad esporre fatti in maniera
"positiva", ovvero il più possibile distaccata dall'ego dello
scrivente. Si tratta, evidentemente, di una generalizzazione, perché esistono
testi che si potrebbero definire espositivi (perché vogliono informare o
persuadere) che sono anche fortemente egocentrici o carichi di emotività: li
considereremo testi espositivi atipici, senza negare loro una legittima
esistenza. Sono dunque caratteristiche correlate all'esigenza di universalità
espositiva:
- l'uso frequente di forme impersonali,
anche nel passivo;
- l'impiego di lessico preciso, inambiguo e
soprattutto, provo di particolari connotazioni; l'uso dei tecnicismi, sarà
tanto più frequente quanto più professionale sarà la audience del testo;
- l'assenza di artifici retorici
particolari.
La scrittura incentrata sul destinatario
Per essere funzionali, i testi professionali
devono essere progettati per un'utenza precisa, per una determinata categoria
di lettori primari che lo utilizzeranno in particolari ambienti ed in
specifiche condizioni (per esempio: sul posto di lavoro, in una situazione che
li distrae spesso dalla lettura). Ciò significa che si dovranno calibrare
accuratamente e il livello di dettaglio della documentazione ed il suo livello
di specializzazione: testi inutilmente ricchi di informazioni - per quanto
esatte - oppure scritti in maniera troppo complessa non risultano funzionali.
La strutturazione dei documenti
professionali
I testi professionali devono fornire
informazioni e - eventualmente - argomenti in un ordine razionale: essi
presentano, cioè, i dati secondo una logica riconoscibile e segmentandoli in
maniera accurata: capoversi, paragrafi, capitoli, sezioni, volumi corrispondono
ad altrettante unità di contenuto e di comunicazione, e non sono indotte nel continuum
testuale arbitrariamente.
È indispensabile, a questo proposito, individuare una logica di presentazione efficace (spaziale, cronologica, causale…) e fare in modo che il testo venga suddiviso in porzioni corrispondenti al suo contenuto: vi saranno, dunque, capitoli, che a loro volta verranno articolati in paragrafi, che a loro volta saranno ripartiti in capoversi, identificati secondo la medesima logica comunicativo-contenutistica.
È indispensabile, a questo proposito, individuare una logica di presentazione efficace (spaziale, cronologica, causale…) e fare in modo che il testo venga suddiviso in porzioni corrispondenti al suo contenuto: vi saranno, dunque, capitoli, che a loro volta verranno articolati in paragrafi, che a loro volta saranno ripartiti in capoversi, identificati secondo la medesima logica comunicativo-contenutistica.
La titolazione
Un ruolo
importante nella strutturazione di un documento ha la titolazione. Per quanto
non esistano ricette che garantiscano il successo, è relativamente semplice
identificare alcuni criteri di massima che facilitano la creazione di titoli
quantomeno accettabili; essi sono (1) l'informatività; (2) la specificità; (3)
la chiarezza.
Il titolo di
un testo professionale deve essere informativo, nel senso che deve fornire al
lettore indicazioni in merito al suo contenuto, e cioè all'argomento oggetto di
trattazione; deve essere preciso, cioè sufficiente a fargli comprendere quale
aspetto dell'argomento vi venga preso in considerazione ed a quale fine.
La preparazione dell'abstract
L'abstract (o riassunto di presentazione) è un complemento sempre
più diffuso all'interno dei documenti professionali. Esso è in genere
rappresentato da un testo di poche cartelle in cui si presentano, in estrema
sintesi, la natura, gli obiettivi, i risultati e le prospettive di sviluppo
della ricerca intrapresa; lo si premette ai testi di una certa estensione
(dalle 15 pagine in su) in modo che i lettori cui essi sono destinati possano
farsi un'idea del loro contenuto e decidano se leggerli ed, eventualmente,
quali sezioni leggerne.
Si distinguono in genere abstract descrittivi (o strutturali) ed
informativi (o sostanziali, o contenutistici: la nomenclatura usata è piuttosto
variabile). I primi si limitano a presentare un quadro dell'argomento o degli
argomenti affrontati nel testo; i secondi forniscono invece informazioni
precise anche sul contenuto del testo, e sono per questo in genere più lunghi e
complessi - ma anche più utili ed informativamente più ricchi.
Si tenga presente che l'abstract
è un documento a se stante e che, in quanto tale, deve essere dotato di
indipendenza e di compiutezza: non deve prevedere la lettura di alcuna parte
del documento che riassume, neppure del glossario o delle tavole. Termini
specialistici o utilizzati in accezioni particolari dovranno, quindi, essere
spiegati contestualmente o - se possibile - evitati; ai dati di tabelle o grafi
si potrà fare cenno solo cursoriamente e per quanto necessario alla
comprensione del contenuto generale del testo: i dettagli esplicativi saranno
invece riservati al documento vero e proprio. Se è strettamente necessario
visualizzare tabelle o altri complementi grafici, li si dovrà ripetere.
La preparazione del sommario
In un testo professionale il sommario costituisce un valido supplemento
all'abstract, perché raggruppa e presenta in formato di lista i titoli
di tutti i capitoli ed i sottocapitoli del documento. In linea di massima si
suggerisce di elencare - utilizzando caratteri che permettano di distinguere a
prima vista la gerarchia dei componenti - tutti i titoli sino al terzo livello,
omettendo, se sono presenti, sottopartizioni di livelli inferiori. Alcuni
scriventi, tuttavia, preferiscono riportare tutti i titoli, anche a rischio di
generare liste molto lunghe e complesse: è una scelta la cui opportunità deve
essere valutata di volta in volta, in base a criteri di funzionalità
La scrittura della premessa
La stesura dell'Introduzione
Al contrario della Premessa, l'Introduzione pone il lettore entro
il documento. In generale, l'introduzione di un documento professionale risponde a quattro fini fondamentali:
- indicare la natura del testo;
- chiarire la sua funzione;
- precisare quali siano le conoscenze
presupposte ai fini della sua comprensione ed eventualmente - valutate le
caratteristiche del proprio uditorio - fornire informazioni di supporto;
- evidenziare quale sia la sua struttura.
In particolare, per quanto attiene al punto a., si dovrebbero chiarire,
nell'Introduzione, quali siano l'estensione ed i limiti del documento: quali,
cioè, gli argomenti trattati, quale l'ottica in cui essi sono presi in
considerazione, quale la prospettiva adottata nella trattazione (si potranno
anche indicare, naturalmente, quali siano gli argomenti che non si sono presi
in considerazione, le variabili che non si sono tenute in conto, i quadri
problematici che si sono ignorati).
Per quanto concerne il punto b., si dovrebbero precisare nel segmento introduttivo del documento non solo le finalità per cui il testo è stato realizzato, ma anche le ragioni che fanno di esso un contributo utile alla comunità degli intellettuali; se possibile - soprattutto in ambito tecnico - è buona norma mettere in evidenza anche potenziali vantaggi pratici che derivino dall'uso dei dati raccolti nello scritto o dall'implementazione dei suggerimenti che esso fornisce.
Quanto poi il punto c., sarebbe utile fornire, in una sezione dell'Introduzione, le notizie di fondo che appaiono funzionali a rendere più facile e completa, al proprio uditorio, la comprensione del testo: è ovvio che la quantità di informazione deve essere tanto più ampia quanto più settoriale è il testo e quanto meno specialistico è il suo destinatario primario.
Per quanto concerne il punto b., si dovrebbero precisare nel segmento introduttivo del documento non solo le finalità per cui il testo è stato realizzato, ma anche le ragioni che fanno di esso un contributo utile alla comunità degli intellettuali; se possibile - soprattutto in ambito tecnico - è buona norma mettere in evidenza anche potenziali vantaggi pratici che derivino dall'uso dei dati raccolti nello scritto o dall'implementazione dei suggerimenti che esso fornisce.
Quanto poi il punto c., sarebbe utile fornire, in una sezione dell'Introduzione, le notizie di fondo che appaiono funzionali a rendere più facile e completa, al proprio uditorio, la comprensione del testo: è ovvio che la quantità di informazione deve essere tanto più ampia quanto più settoriale è il testo e quanto meno specialistico è il suo destinatario primario.
In merito, infine, al punto .d, ci si dovrebbe preoccupare di chiarire
sempre, secondo modalità variabili, quali siano l'articolazione e la struttura
del documento, costruendone una sorta di "mappa" che guidi il lettore
nella sua interpretazione.
L'articolazione in sezioni
Dove si dovrebbero operare i tagli in un testo
scientifico? Non è facile dare una risposta che non rischi di essere generica:
un suggerimento sempre valido è quello di considerare il brano che si vorrebbe
trasformare in una unità formale (sezione, capitolo, paragrafo, capoverso)
verificando che esso coincida effettivamente con un'unità di informazione,
chiaramente distinta da quelle che lo precedono e lo seguono, per quanto ad
esse collegato.
Si verifichi anche che tale unità, se più
ampia di un capoverso, possa essere titolata: il fatto di poter dare un titolo
informativo ad una porzione di testo indica che essa si diffonde su un
argomento preciso; il fatto contrario, invece, suggerisce, di norma, che il
segmento testuale non è sufficientemente indipendente e che deve essere, per
questo, accorpato a quello che lo precede o a quello che lo segue.
Nel caso di un capoverso, l'applicazione di un
titolo può sembrare pretestuosa: può essere allora più utile tentare di
identificarne la frase guida o topic
sentence, che dovrebbe esprimere il nucleo informativo del capoverso: se
essa è presente ed è facilmente individuabile, quello che si sta analizzando è
un paragrafo ben formato, altrimenti dovrà essere rivisto e completato.
La scrittura delle conclusioni
La conclusione di un testo tecnico-scientifico e professionale contiene,
di norma, (a) la presentazione delle conclusioni cui ha condotto la
propria indagine; (b) una loro analisi e (c), se ciò ha un senso,
la proposta di un loro sviluppo applicativo o teoretico.
Le appendici documentarie ed iconografiche e gli
allegati
L'allestimento di una o più appendici documentarie risponde, in generale a differenti esigenze: quella di offrire informazioni dettagliate, che non possono essere incluse nel corpo del testo perché troppo ampie o perché, comunque, tali da interrompere il flusso testuale; quella di fornire informazioni utili soprattutto all'uditorio secondario; quella di arricchire la propria documentazione con materiale interessante ma di interesse collaterale e, quindi, non collocabile entro il nucleo testuale principale.
A fini analoghi rispondono le appendici iconografiche; si aggiunga che,
in alcuni casi, la scelta di collocare in appendice il materiale iconografico è
reso necessario dalla gestione del documento: se, infatti, la collocazione di
figure, diagrammi e grafici in prossimità del testo che vi fa riferimento è
senz'altro la soluzione comunicativamente più efficace, quando l'apparato sia
particolarmente esteso o quando le illustrazioni siano molto voluminose, essa
non è praticabile. Non resta, dunque, in questi casi, che inserire le immagini
indispensabili nel corpo del testo e rinviare al resto della documentazione in
appendice.
Si ricordi che le appendici devono essere numerate in sequenza (Appendice
1, Appendice 2 ecc. oppure Appendice A, Appendice B ecc.) e portare un
titolo esplicativo (Appendice1: testi e documenti su significato e referenza
nella filosofia del linguaggio; Appendice 2: diagramma di flusso per
l'allestimento di un sito Web, dalla progettazione alla messa in linea;
Appendice A: testo del protocollo di intesa per la realizzazione del progetto
Alfa-gammatronics).
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